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Gerusalemme, scontri nel “venerdì della rabbia”: morti 4 palestinesi, un milione i manifestanti

I disordini sono scoppiati al termine delle preghiere del venerdì nelle moschee: oltre un milione di manifestanti si è diretto verso la barriera di demarcazione con Israele dove hanno lanciato pietre e molotov contro l'esercito dello Stato Ebraico
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Quattro manifestanti palestinesi sono morti negli scontri con l‘esercito israeliano, nel corso dell’ennesima giornata di proteste contro la decisione del presidente americano Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele. Due persone sono morte a Gaza e le altre due in Cisgiordania. Fra loro c’è un palestinese colpito dai proiettili esplosi dalle forze israeliane dopo che aveva attaccato con un coltello un poliziotto nella zona nordest di Ramallah, ferendolo lievemente. Secondo fonti della Mezzaluna rossa, il bilancio complessivo è di 74 palestinesi feriti in Cisgiordania e a Gerusalemme Est (13 da proiettili veri e 61 da proiettili di gomma), mentre in 177 hanno avuto bisogno di cure mediche per l’inalazione di gas lacrimogeni. A Gaza, invece, 31 palestinesi sono stati feriti da munizioni vere, e due di loro sono in condizioni gravi.

I disordini sono scoppiati al termine delle preghiere del venerdì nelle moschee: oltre un milione di manifestanti si è diretto verso la barriera di demarcazione con Israele dove hanno lanciato pietre e molotov contro l’esercito. Ieri il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, aveva annunciato che d’ora in avanti il venerdì sarà una “giornata della rabbia“, in cui manifestare contro la decisione del presidente Trump.

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