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La reticenza del ministero su costi e risultati dei commissariamenti - 2/6

Il ddl che rivede le norme sulle procedure di insolvenza ha perso il pezzo sulle grandi aziende. Che continueranno a essere gestire da uno o più commissari nominati dal titolare dello Sviluppo. "Un sistema unico al mondo e inefficiente", spiega un membro della commissione incaricata di scrivere il testo. "Ma consente alla politica di prospettare continuità aziendale e decidere le nomine. I costi ricadono sulla collettività". Vedi Alitalia
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La reticenza del ministero su costi e risultati dei commissariamenti

L’articolo sulle amministrazioni straordinarie, che avrebbe unificato una normativa spezzettata tra il decreto legislativo Prodi bis del 1999, la legge Marzano del 2004 (cucita su misura per il crac Parmalat) e una serie di decreti ad hoc per singoli dissesti, è stato stralciato durante il passaggio in commissione Giustizia e abbinato a un’altra proposta di legge presentata nel 2013. Una decisione che chiude i giochi, spiega chi sta seguendo l’iter: il governo intende accelerare sul ddl “madre” e varare i decreti attuativi prima che finisca la legislatura, mentre quello a prima firma Ignazio Abrignani è arenato in commissione Industria. Che la strada fosse in salita, del resto, i giuristi della commissione Rordorf l’hanno capito subito. “Avevamo chiesto al ministero dello Sviluppo dati storici sulla durata e sui risultati delle procedure di amministrazione straordinaria già chiuse”, spiega Ferro. “Volevamo conoscere, per esempio, i compensi dei commissari”, che vengono pagati prima di ripartire gli attivi tra i creditori, “gli eventuali contenziosi avviati contro i loro rendiconti di gestione e le eventuali indagini penali e condanne nei confronti loro e del comitato di sorveglianza, il costo complessivo dei commissariamenti incluse le parcelle dei legali, le consulenze e le spese vive, le percentuali di soddisfacimento dei creditori, il conto pagato dalla collettività per ricollocare i lavoratori, le conversioni in fallimento, le modifiche al piano iniziale…”

La risposta del Mise? “Non abbiamo ottenuto nulla, salvo un elenco uguale a quello che si trova sul sito del Mise”. Che riporta solo un paio di tabelle con l’elenco delle 120 aziende ammesse alla Prodi bis e dei 25 gruppi (per un totale di 231 imprese) per i quali si è fatto ricorso alla Marzano, l’anno di apertura della procedura, il nome dei commissari, eventuali cessioni e numero di dipendenti trasferiti. Anche ilfattoquotidiano.it ha chiesto al ministero informazioni aggiuntive, senza successo. “Già dalle tabelle, comunque, salta all’occhio che solo in uno o due casi è partita una vera ristrutturazione”, nota Ferro. “Per il resto gli esiti sono liquidazioni “a spezzatino” e fallimenti”. O il secondo commissariamento, come nel caso di Alitalia. La cui prima gestione commissariale, secondo Mediobanca, è costata ai contribuenti 4,1 miliardiE i dipendenti trasferiti all’eventuale compratore, tema caldo nelle ore in cui è saltato il tavolo al Mise sulla cessione dell’Ilva ad Am Investco? Sempre stando alle tabelle, nel complesso sono meno della metà di quelli impiegati prima dell’amministrazione straordinaria.

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