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Nadia Orlando, il fidanzato la uccise e vagò con il cadavere in auto: dopo due mesi ottiene gli arresti domiciliari

Il 31 luglio uccise Nadia Orlando e dopo aver guidato per una notte intera con il corpo della 21enne nel bagagliaio, si costituì alle forze dell'ordine. Il tribunale del Riesame di Trieste ha definito il "fatto gravissimo" e il soggetto con "pericolosità sociale elevata" ha comunque concesso la misura cautelare
Nadia Orlando, il fidanzato la uccise e vagò con il cadavere in auto: dopo due mesi ottiene gli arresti domiciliari
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Il 31 luglio ha ucciso Nadia Orlando e ha guidato tutta la notte con il cadavere della ragazza in automobile prima di andare a costituirsi. 57 giorni dopo l’omicidio, Francesco Mazzega ha ottenuto gli arresti domiciliari a Muzzana del Turgnano (Udine) nell’abitazione dei genitori.

L’esecuzione del provvedimento è stata ritardata perché non c’era disponibilità del braccialetto elettronico. Che poi è arrivato al carcere di Pordenone, e ha permesso a Mazzega di uscire. Come riporta il Corriere della Sera, il tribunale del Riesame di Trieste lo scorso 30 agosto, aveva accolto la richiesta dei suoi legali di permettere l’uso del dispositivo di controllo fuori dalle mura carcerarie. Il collegio nel definire il “fatto gravissimo” e il soggetto con “pericolosità sociale elevata” ha comunque concesso la misura cautelare. Il quotidiano riporta il ragionamento del tribunale, secondo il quale l’uomo che “si è presentato alla polizia con il cadavere”, prima del delitto, aveva avuto comunque “una condotta irreprensibile” ed è “incensurato”. A nulla sono serviti gli appelli da parte di concittadini della 21enne di Vidulis di Dignano, sempre nell’Udinese. Nelle scorse settimane infatti era stata lanciata una petizione che ha raccolto decine di migliaia di firme per chiedere che l’assassino reo confesso non uscisse dal carcere dopo soli due mesi dal crimine. Dello stesso parere è la Procura di Udine che ai primi di settembre ha fatto ricorso in Cassazione.

Il 31 luglio Francesco Mazzega, dopo aver strangolato la fidanzata – più giovane di 15 anni – e aver vagato tutta la notte con il cadavere in auto, si era recato alla Polizia Stradale di Palmanova. “Temo di aver commesso un omicidio”, aveva detto via citofono agli agenti. Mazzega ha poi raccontato al pm Letizia Puppa di aver ucciso la ragazza “in un momento di alterazione dovuto a una lite”. Lite scoppiata per futili motivi – sembra per una forte gelosia da parte del ragazzo – che ha fatto scattare l’aggravante dopo l’arresto. Il 26 settembre, a 57 giorni dalla confessione, il 36enne ha ottenuto gli arresti domiciliari.

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