Un insetto dal nome impronunciabile blocca trasfusioni e donazioni di sangue, rischiando di creare forti disagi negli ospedali della Capitale. Perché il Centro nazionale sangue dell’Istituto superiore di sanità ha deciso la sospensione totale delle donazioni nella Asl Roma 2 e ad Anzio dopo i 17 casi di Chikungunya: un provvedimento che riguarda in totale 1,2 milioni di persone. Alcune ore prima la sindaca Virginia Raggi aveva firmato l’ordinanza per la disinfestazione straordinaria “larvicida e adulticida” della zanzara Chikungunya, esattamente 5 giorni i dopo la ricezione da parte del Dipartimento Tutela e Ambiente di Roma Capitale della pec inviata dalla Asl Roma 2 dove si annunciava il primo caso sospetto sul territorio comunale. Provvedimento che, secondo la Direttiva del Ministero della Salute del 16 giugno 2016 sarebbe dovuto arrivare “entro 24 ore dalla segnalazione di caso probabile”. Il virus trasmesso dalla Chikungunya non provoca la morte – se non in casi clinici dove sussistono altre patologie – ma è assimilabile alla comune influenza: provoca febbre alta che, una volta scemata, può lasciare forti dolori articolari, che durano anche giorni. Un rischio che non possono prendersi, ovviamente, i soggetti dializzati o che, ricoverati negli ospedali, necessitano di trasfusioni. La vicenda della zanzara è diventata un caso politico, addirittura nazionale.

L’ALLARME DEL MINISTRO LORENZIN
Dopo 24 ore di botta e risposta fra Regione Lazio e Comune di Roma, nel pomeriggio di mercoledì – proprio mentre Raggi stava preparando l’ordinanza – è scesa in campo perfino il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: “Siamo molto preoccupati per la situazione, il Comune di Roma proceda subito alle disinfestazioni. E’ passato troppo tempo dalla prima richiesta di intervento da parte della Asl che risale al 7 settembre. Con questo ritardo si perde tempo nel controllo della diffusione della malattia, cosi’ come dicono gli esperti”. Al momento in cui scriviamo, i casi accertati in tutta la Regione Lazio sono 17, di questi 6 nella Capitale: dei 17, ben 10 casi sono residenti o riportano un soggiorno nel Comune di Anzio, e 7 casi non risultano aver viaggiato in Italia o all’estero nei 15 giorni precedente l’esordio dei sintomi.

LE ALTRE MISURE
In tutte le altre aree della Regione, in base all’assunzione di un minor livello di rischio di infezione, al sangue raccolto verrà applicata una ‘quarantena’ di 5 giorni se il donatore ha soggiornato in una delle due città colpite. A livello nazionale i donatori che hanno soggiornato nei comuni interessati saranno invece sospesi per 28 giorni. “Sono state attivate tutte le misure possibili per evitare eventuali carenze a Roma – spiega il direttore del Centro nazionale sangue, Giancarlo Maria Liumbruno – a partire dalla mobilitazione delle scorte accantonate per le maxi-emergenze. Sia nel Lazio che nelle altre Regioni, è già partita una gara di solidarietà, che coinvolge sia le istituzioni che le associazioni dei donatori, che saranno coinvolti in una serie di raccolte straordinarie per aiutare il Lazio”.

IL GIALLO DEI DUE GIORNI DI RITARDO
Ma come sono andate davvero le cose? Ha ragione Lorenzin o il Comune non poteva fare di più? Rimettiamo in ordine i fatti. Venerdì 8, alle 13.29, nella casella email del Dipartimento Tutela Ambientale del Comune di Roma arriva (e viene aperta) una pec dove la Asl Roma 2, che ha competenze su tutta la parte est della città, annuncia il primo caso “sospetto”, divenuto poi a breve certificato. Come confermato a ilfattoquotidiano.it da fonti dell’assessorato all’Ambiente, tuttavia, la disinfestazione non viene operata subito: c’è un’allerta meteo per il weekend e, dato che le operazioni avvengono anche nei tombini e nelle caditoie, viene ritenuto “superfluo” agire immediatamente. Passano dunque le 24 ore prescritte dal ministero della Salute e la prima pioggia arriva domenica mattina intorno alle 8. Sempre come spiegato dall’assessorato capitolino, le prime azioni del Dipartimento vengono svolte lunedì mattina, a emergenza meteo superata, quando l’assessore Giuseppina Montanari convoca un tavolo di coordinamento, interrotto poi dall’avvenuta conoscenza “per le vie brevi” di un tavolo regionale. Nel frattempo, gli operatori iniziano a svolgere i primi sopralluoghi nelle aree dove sono stati segnalati i contagi, mentre la disinfestazione vera e propria viene svolta soltanto martedì. “Ma si è trattato solo di un’azione larvicida”, sostengono dalla cabina di regia della Sanità del Lazio, considerazione non confermata dal Dipartimento capitolino. Serve però un’ordinanza della sindaca, senza la quale è impossibile, ad esempio, effettuare le disinfestazioni nelle aree private, ma questa arriverà, come detto, soltanto nel pomeriggio di mercoledì.  “Roma Capitale – ha spiegato Montanari, a margine dell’annuncio del provvedimento – si è attivata immediatamente rispetto ai casi di Chikungunya che ci sono stati segnalati dalle Asl. L’intervento è stato possibile solo al termine delle avverse condizioni climatiche che avrebbero reso inefficaci e inutili i trattamenti”.

Aggiornato dalla redazione web alle 20.58

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