La robotica giunge a una nuova importante conquista: Yumi, automa cooperativo prodotto dalla ABB di Zurigo, debutterà in qualità di direttore d’orchestra il 12 settembre prossimo al Teatro Verdi di Pisa in occasione del gala di chiusura del primo Festival Internazionale della Robotica. Sul podio del teatro pisano ci sarà il primo automa al mondo che, con due mani e un movimento di rara scioltezza e somiglianza a quello umano, eseguirà insieme all’Orchestra Filarmonica di Lucca ben tre brani tra i più blasonati e celebri del repertorio operistico: l’Intermezzo di Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, l’aria O mio babbino caro dal Gianni Schicchi di Giacomo Puccini (con la voce solista di Maria Luigia Borsi) e, dulcis in fondo, La donna è mobile dal Rigoletto di Giuseppe Verdi, aria tra le più note del repertorio verdiano che verrà opportunamente interpretata da un’artista d’eccezione, Andrea Bocelli. Il tenore è presidente onorario della Fondazione Arpa che è tra gli organizzatori del festival insieme alla Normale di Pisa, Comune, Università di Pisa, Scuola Sant’Anna, Centro di ricerca Piaggio, Scuola Normale Superiore, Cnr, Irccs Stella Maris e Centro di eccellenza Endocas.

Il robot Yumi, che dirigerà dunque tre dei diciotto brani in programma nella serata di gala, è stato opportunamente addestrato, in quanto a gestualità, dal patron del Puccini e la sua Lucca International Festival, il direttore Andrea Colombini: “Yumi – afferma Colombini – in presenza di un gesto e di una fluidità di movimento così elevate, può diventare un valido aiuto, il che costituisce un incredibile passo in avanti, vista la normale rigidezza dei gesti dei robot fino ad oggi”. Unico tentativo precedente a quello che il 12 settembre prossimo avrà luogo al Teatro Verdi di Pisa, è stato quello effettuato nel 2008 col robot umanoide della Sony, ASIMI: il gesto registrava però una forte rigidezza ed era concentrato nella sola mano destra.

“Qui ci troviamo davanti a una tecnologia avanzatissima che garantisce una morbidezza ed una nuance espressiva incredibili”, sottolinea ancora Colombini. Robot collaborativo, specie in caso di errore Yumi non potrà però in alcun modo interagire con l’orchestra o i cantanti: “Il braccio è del robot, ma l’anima, lo spirito, è sempre dell’uomo – precisa ulteriormente Colombini – il robot resta e resterà solo un aiuto, magari per poter svolgere, in assenza del direttore, la prima prova (quella di assetto ritmico, di prima lettura), per poi far intervenire il direttore per la realizzazione di quegli aggiustamenti (dinamiche, rubati, ritardandi, ecc.) che creano la materiale interpretazione di un determinato pezzo musicale. Oppure il robot, con assoluta precisione, potrà dirigere quelle parti fuori scena previste in molte composizioni, parti che il direttore dal podio non può dirigere e che solitamente sono riservate a quelli che si chiamano ‘riporti’, ovvero monitor che riproducono fuori scena il gesto del direttore sul podio ma talora con impercettibili sfasi che Yumi provvederebbe a evitere”.

Viene dunque da chiedersi cosa avrebbero pensato di Yumi direttori del calibro di Leonard Bernstein, che solennemente affermava: “La tecnica è comunicazione: le due parole sono sinonimi nei direttori d’orchestra”. Intanto, nel dubbio, non resta che attendere il 12 settembre prossimo, una serata sicuramente destinata a far parlare di sé.

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