Parlare di colleghi giornalisti è sempre un terreno scivoloso. Si rischiano inimicizie perenni e trappole trasversali degli amici degli amici.

Oltretutto, il giornalista che osi criticare un collega viene tollerato se i due sono ‘avversari’ politici, ma anche la più furiosa delle battaglie verbali si risolve il più delle volte in un patetico gioco delle parti ad uso e consumo dei talk show. I due nemici, spente le luci, nel 90% dei casi andranno a festeggiare insieme a tarallucci e vino le rispettive tesi così ben argomentate.

E’ pericoloso quindi sottolineare che un eminente collega, Roberto Napoletano, ha ricevuto finora uno stipendio lordo mensile di 87.500 euro. Più o meno, si tratta di tre annualità di un italiano medio, calcolato nel rapporto dell’Osservatorio di JobPricing.

Ma certo, questo eminente collega, già direttore de Il Messaggero, doveva avere meritato tutti questi spropositati danari elargitigli dal 2011 per guidare il quotidiano della Confindustria, Il Sole 24 ore.

Le belle favole qualche volta però finiscono male e l’ormai ex direttore è indagato perché sembra taroccasse le ricevute come farebbe un garzone del pizzicagnolo mandato a fare le consegne. L’addebito è infatti false comunicazioni sociali nell’inchiesta sulle copie digitali gonfiate e quelle cartacee mandate al macero o regalate per abbellire i dati sulle vendite del giornale. Insomma faceva risultare vendute molte più copie di quante in realtà non lo fossero.

Naturalmente un rendiconto ce lo aveva. Napoletano, fino al 2015, beneficiava di un bonus legato proprio all’andamento delle vendite. Non parliamo poi delle spese che l’eminente collega accollava al suo giornale (malgrado il suo stipendio da supermanager) perché anche di quelle si sta occupando la Magistratura.

Scoperte tutte le magagne, a metà marzo il direttore era stato messo in aspettativa per sei mesi, dopo quattro giorni di sciopero della redazione che voleva levarselo finalmente di torno.

Sembra incredibile oggi che un tale eminente collega, il quale ha contribuito col suo ‘lavoro’ ai tagli di organico e di collaborazioni del proprio giornale, venga oggi liquidato con la bellezza di 700mila euro lordi.

Altre volte in questo spazio ho sostenuto la necessità di istituire tetti ai guadagni delle persone e delle società per opportunità morale, per limitare la concentrazione del capitale e, soprattutto, per favorire lo sviluppo ed il welfare. In questo caso, il tetto superato è soprattutto quello della decenza.

Tra i libri pubblicati da Napoletano ce n’è uno profetico, “Fardelli d’Italia”, e lui oggi ne è un assoluto protagonista.

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