A Roma perde praticamente un parlamentare a settimana: lasciano il governo e vinti dalla nostalgia tornano in Forza Italia. A Palermo, invece, è lui stesso che si prepara a riabbracciare Silvio Berlusconi.  Un copione abbastanza prevedibile quello portato in scena in queste ora da Angelino Alfano, che ha annunciato il riavvicinamento al suo vecchio partito in vista delle elezioni regionali siciliane del 5 novembre prossimo. “La Sicilia è il luogo dove si può dimostrare che insieme si può vincere si può vincere contemporaneamente contro Matteo Renzi e contro Beppe Grillo a differenza di quanto accaduto in Liguria. Ovvero a prescindere da Matteo Salvini“, ha detto il ministro degli Esteri al quotidiano Il Tempo. Parole che confermano la trattativa in corso da qualche settimana per schierare Alternativa Popolare con il centrodestra, a differenza di quanto avvenuto alle ultime amministrative.

“A Genova Berlusconi ha dovuto dividere il successo con Salvini, anzi quasi con la prevalenza di quest’ultimo. Se vincessimo in Sicilia, invece, il leader di Forza Italia potrebbe dire che il successo è interamente suo, non della Lega”, ha spiegato Alfano, che sembra aver dimenticato totalmente i cinque anni passati al governo con il Pd di Enrico Letta, di Matteo Renzi e di Paolo Gentiloni.  “Attualmente – sostiene il ministro – io sono corteggiatissimo come non mai dalla sinistra in Sicilia, perché il Pd è disperato dopo che il presidente del Senato Pietro Grasso ha rifiutato la candidatura. Così hanno proposto a me e ai miei uomini di scendere in campo”. Ipotesi che evidentemente è destinata a naufragare, visti i sondaggi che danno i grillini fortemente favoriti per il governo dell’isola.

Non potendosi alleare con i pentastellati, dunque, ad Alfano non resta che guardare all’altro lato dello schieramento: quel centrodestra dal quale proviene e che ha governato per vent’anni in Sicilia. “Parlando con Gianfranco Miccichè gli ho detto che se vogliono vincere contro Grillo e contro Renzi contemporaneamente e a prescindere da Salvini, in Sicilia hanno una chance irripetibile e io sono disponibile ad aiutarli”. In cambio di cosa? Ma ovviamente di qualche poltrona.  “Ho proposto a Miccichè di dare la presidenza a noi, così potremo contare di più. In alternativa, se Forza Italia vuole vincere con un proprio candidato governatore che avrebbe bisogno dei nostri voti, deve darci la garanzia che a livello nazionale ci sia tolta la fatwa”. Come al solito quindi la Sicilia si candida ad essere laboratorio politico nazionale, almeno nelle intenzioni di Alfano: allearsi col centrodestra a Palermo, in modo da essere riabilitato tra i ranghi di Forza Italia anche in vista delle politiche del 2018. Turno elettorale al quale evidentemente intende mollare il Pd.

Più moderato al momento, il clima dalle parti di Forza Italia, dove però nessuno chiude la porta ad Alfano. Da via del Plebiscito, infatti, non c’è  nessuna preclusione ad un eventuale accordo a livello locale in Sicilia, ma un’alleanza anche sul piano nazionale viene considerata come improbabile. A meno che Alfano non realizzi una federazione di centro in grado di superare lo sbarramento del 3 per cento. A quel punto dopo le elezioni, con una pattuglia di centristi in Parlamento, i berluscones sono favorevolissimi a dialogare con il leader di Ap, specie se questo risultasse un passaggio necessario per arrivare alla creazione di una maggioranza in grado di sostenere un governo. Insomma un ritorno al passato in piena regola. Per il momento alfaniani e berlusconiani dovranno accontentarsi di scegliere insieme il candidato governatore della Sicilia. Fratelli d’Italia pochi giorni fa ha annunciato il suo sostegno alla candidatura di Nello Musumeci. L’identikit perfetto che sembra emergere dalle parole di Alfano, però, è quello di Roberto Lagalla, ex rettore dell’Università di Palermo ed ex assessore di Totò Cuffaro che ha lanciato la sua candidatura alla presidenza alla guida del movimento Idea Sicilia.

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