Il leader libico Fayez al Sarraj ha chiesto l’aiuto dell’Italia “in acque libiche con unità navali, per il contrasto ai trafficanti di esseri umani“. Una richiesta, quella formulata dal capo del governo di unità nazionale di Tripoli, che risale a qualche giorno fa ma che è stata resa pubblica oggi dal premier Paolo Gentiloni, a margine dell’incontro tra i due a Palazzo Chigi.  La visita è avvenuta all’indomani dell‘incontro organizzato da Emmanuel Macron con Fayez al-Serraj, presidente del Consiglio di Tripoli e il generale Khalifa Haftar, comandante dell’Esercito nazionale di libico.

Gentiloni ha fatto sapere nel punto con la stampa a Palazzo Chigi che Sarraj gli “ha indirizzato alcuni giorni fa una lettera nella quale si chiede al governo italiano un sostegno tecnico con unità navali. La richiesta è all’esame del nostro ministero della Difesa”, ma andrà valutata con la Libia e, innanzitutto, con il Parlamento. Secondo il premier italiano la decisione “può rappresentare un punto di novità molto importante”. Ma il premier libico non si illude. Non si può contrastare il traffico di esseri umani a partire solo delle coste della Libia. Il punto vero e nodo cruciale sta nella frontiera Sud “per far sì che gli sfollati tornino nel loro Paese”. E sugli “sforzi che facciamo per contrastare l‘immigrazione clandestina – ha detto – troveremo difficoltà ma vogliamo far sì che questi sforzi camminino di pari passo a quelli politici. Ringrazio l’Italia per gli sforzi fatto insieme alla nostra Guardia Costiera, vogliamo che la nostra Guardia costiera riesca a bloccare l’immigrazione e dobbiamo avere la tecnologia per il controllo delle coste. Occorrono anche sforzi per il controllo delle frontiere Sud della Libia per fare in modo che gli sfollati tornino nel loro Paese”, ha concluso.

 

Il premier italiano Paolo Gentiloni si è detto “fiducioso” sulla questione libica. E ha aggiunyo: “Se si fanno passi avanti in Libia il primo tra i paesi europei a esserne felice è l’Italia”. Il commento però non oscura la vistoso sorpasso a destra della Francia, dopo l’invito delle due fazioni libiche al tavolo di Parigi. L’Italia, infatti, si è assunta da tempo il ruolo di mediatrice nel complesso scacchiere libico. Non solo per legami storici, ma anche e soprattutto per essere il punto di scarico del caos di Tripoli. L’imponente flusso migratorio che sta mettendo a dura prova le coste italiane deriva proprio della mancanza di controllo del territorio da parte di un’unica forza. Il vertice francese, da cui Roma è stata esclusa, ha portato ad un “cessate il fuoco” tra le opposte fazioni e l’impegno ad arrivare alle elezioni nella primavera del 2018. Con lo scopo di portare stabilità nell’area con il conseguente controllo del flusso migratorio. Gentiloni ha tenuto a precisare  che l’intesa raggiunta a Parigi “va nella giusta direzione“.

Nella conferenza stampa congiunta il premier italiano ha ammesso che “non sarà un percorso semplice ma siamo fiduciosi che lavorando tutti insieme si possano ottener risultati. Voglio ringraziare la Francia e Macron che a questo incontro ha lavorato con impegno personale”. Anche il premier libico ha commentato l’incontro di Parigi con il generale Haftar: “È il risultato di ciò che tutti i Paesi amici hanno fatto. Abbiamo lavorato con tutti per portare tutte le parti. Ora speriamo di coinvolgere anche l’Onu e le Organizzazioni regionali“. Sottolineando anche il motivo che lo ha spinto alla visita a Roma: “Sono qui con il mio amico, il ministro Gentiloni per discutere le novità politiche e i rapporti bilaterali a partire dall’iniziativa presa nei giorni scorsi per una nuova iniziativa politica”. Dopo l’elogio dei passi avanti compiuti a Parigi bisogna comunque “ricordare il ruolo dell’Italia e dell’appoggio di Gentiloni sin dall’inizio per stabilizzare la Libia”.

Sempre sui temi migratori, il contrasto ai trafficanti e le iniziative europee per la Libia e l’Africa, il premier Paolo Gentiloni ha avuto stamattina una telefonata con Angela Merkel. La cancelliera ha espresso pieno sostegno all’Italia sul principio di redistribuzione dei richiedenti asilo tra i paesi Ue come segno concreto di solidarietà ai paesi in prima linea. Merkel ha assicurato la volontà di moltiplicare l’impegno economico tedesco in Libia per le attività di Oim e Unhcr. La telefonata arriva nella stessa mattina in cui la Corte Ue si è espressa sulla questione delle richieste d’asilo dei migranti. La Corte ha ribadito che anche se i flussi sono imponenti, resta valido il regolamento di Dublino che impone di presentare la richiesta di asilo nel primo Paese Ue in cui il migrante mette piede.

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