Paradossalmente potrebbe essere proprio il combustibile fossile il miglior amico della mobilità elettrica di domani: è quanto sostengono gli analisti dell’americana Seeking Alpha. Il concetto è semplice: una diffusione di massa delle auto green negli USA genererebbe un aumento della domanda di elettricità, che però viene attualmente prodotta per due terzi da impianti alimentati con combustibili fossili (principalmente gas naturale e carbone).

Secondo Seeking Alpha, se nel 2025 circolassero nel mondo 20 milioni di EV, servirebbe complessivamente 1 TWh (Tera Watt ora, cioè 1.000 miliardi di Watt all’ora) per alimentare le loro batterie: un dato enorme considerato che la capacità di produzione di energia elettrica degli Stati Uniti è stata di 4,08 TW nel 2016.

E questo per sopperire al fabbisogno energetico di una sparuta minoranza di auto ecologiche: la società di consulenza americana stima infatti che il parco circolante mondiale – soprattutto per effetto di mercati come Cina, India e Africa – raggiungerà i 2 miliardi di auto entro il 2035, spinte tuttavia da motorizzazioni sostanzialmente tradizionali. In altri termini entro quella data solo l’1% delle auto andrebbe a elettroni.

Le EV sarebbero peraltro un “fenomeno” limitato alle grandi metropoli e nei Paesi più ricchi: ciò garantirebbe lunga vita alle vecchie tecnologie dei motori endotermici nonostante la progressiva (ma sempre relativa) crescita delle vetture a emissioni zero.

Preoccupazioni, quelle sull’inadeguatezza delle reti elettriche espresse da Seeking Alpha, che fanno il paio con le riserve della Gran Bretagna: secondo il gestore National Grid, la crescente presenza di EV sulle strade inglesi potrebbe causare un picco nei consumi valutabile, entro il 2050, al 30%.

Se il 90% delle auto vendute in UK entro quella data fossero a emissioni zero, agli attuali consumi elettrici si aggiungerebbero altri 18 Giga Watt: numeri che obbligherebbero a rivedere la politica energetica della nazione, generando una profonda competizione tra i diversi fornitori elettrici.

Tuttavia, precisa National Grid, questa ipotesi di incremento dei consumi potrebbe essere contenuta – scendendo da 18 a 6 Giga Watt – facendo ricorso a tecnologie di ricarica ‘smart’, in modo da rifornire di energia i veicoli in determinati momenti della giornata.

Le sopracitate problematiche sono state affrontate anche da Tesla, il costruttore Palo Alto che sembra essere la stella polare in tema di ecomobilità: la società americana ha infatti teorizzato un ciclo energetico integrato casa-auto, alimentato da fonti rinnovabili al 100%.

Tutto si basa sull’adozione di pannelli solari da installare sul tetto delle abitazioni e collegati ad accumulatori in grado di alimentare gli elettrodomestici ma anche di “fare il pieno” all’auto. A costi che però si delineano già improponibili per gli utenti di quelle nazioni che rappresenteranno il grosso del mercato automobilistico nei prossimi anni. A meno che la diffusione della tecnologia elettrica non renda competitive le auto a batteria quanto il vecchio e sporco petrolio.

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