L’Italia, nonostante la revisione al rialzo del pil del primo trimestre arrivata dall’Istat, resta saldamente fanalino di coda tra i Paesi Ocse. L’ultimo Economic Outlook dell’organizzazione parigina prevede infatti che nel 2017 la crescita della Penisola sarà dell’1% ma nel 2018 si fermerà a +0,8%, il dato più basso tra quelli dei 35 Stati membri. Il pil mondiale dovrebbe infatti accelerare, l’anno prossimo, al +3,6% nel 2018, spinto dalla crescita della produzione industriale e dalla ripresa dell’occupazione, oltre che dei flussi commerciali. La stima per l’Italia è stata invece modificata al ribasso dal +1% previsto lo scorso marzo.

Il dato però si basa sul presupposto che Roma metta in atto un aggiustamento fiscale pari all’1% del pil “attraverso un aumento delle tasse sui consumi e tagli alla spesa pubblica, come richiesto dall’Unione Europea”, sebbene “il governo abbia recentemente indicato l’intenzione di attuare un aggiustamento fiscale dello 0,3%“. L’organizzazione non entra nel merito della disputa con Bruxelles, ma si limita a consigliare di “allargare la base di tassazione, perseverando nella lotta contro l’evasione fiscale e introducendo tasse sugli immobili basate su valori catastali aggiornati”, cosa che “alzerebbe gli introiti e rendere le tasse più eque”. Occorre poi “dare la priorità agli investimenti pubblici in infrastrutture, a programmi di ricerca e alla lotta alla povertà e al proseguimento delle riforme strutturali”.

 

“Nonostante il suo ampio settore manifatturiero”, il contributo dell’Italia all’economia globale resta “limitato”, sottolinea l’Ocse. “Molte imprese sono piccole e soffrono di una bassa produttività” e “l’inefficacia sociale e le politiche di formazione” hanno impedito all’Italia di “trarre maggiori benefici dalla globalizzazione“. Cosa che richiede più “innovazione e concorrenza” e “la ristrutturazione delle imprese insolventi“. Tra l’altro, il rapporto invita ad aumentare “innovazione e competitività” e fare “ulteriori progressi” di riforma per accelerare la crescita e ridurre il debito, che è dato al 131,8% del pil nel 2017 e al 130,6 nel 2018, circa due punti inferiore al picco 2016 (132,5%). Un aggiustamento – si legge nel documento – attuato “nonostante l’economia marci ben al di sotto del proprio potenziale e la ripresa sia ancora fragile”.

In Italia la crescita dei consumi privati, prosegue il rapporto, “rimane robusta nonostante il rallentamento nella creazione di posti di lavoro e un modesto aumento dei salari“. “Le pressioni inflazionistiche si sono abbassate”, anche se “gli ultimi aumenti di beni energetici e alimentari hanno spinto i prezzi al consumo”.

A livello globale le “cose migliorano”, ma “dopo 10 anni non abbiamo ancora trovato la velocità di crociera che conoscevamo prima della crisi”, ha detto il segretario generale dell’organizzazione, José Angel Gurria, presentando le prospettive economiche a Parigi. “Ci vorranno ancora tanti anni per ritrovare la situazione pre-crisi”. Nonostante la crescita dell’occupazione abbia ripreso quota “relativamente bene negli ultimi anni”, la qualità del lavoro è più “precaria”, ha aggiunto Catherine Mann, capo economista all’Ocse.

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