Ancora una strage in Usa, ancora ad Orlando, in Florida. Stavolta a seminare il terrore l’ex dipendente di un’azienda che ha sparato contro gli ex colleghi uccidendone cinque. Poi si è tolto la vita. La polizia e gli agenti Fbi hanno quasi subito scartato la pista del terrorismo, che in un primissimo momento aveva tenuto tutti in ansia alla luce di quanto accaduto sabato sera a Londra. I racconti dei testimoni, però, hanno subito smontato questa ipotesi. Ed è stato presto chiaro come la tragedia fosse maturata nell’ambiente di lavoro.

Il killer, 45 anni, con precedenti per reati minori legati al consumo di stupefacenti, era stato infatti licenziato lo scorso aprile. Già negli anni passati la polizia era dovuta intervenire per alcuni suoi comportamenti violenti. Stavolta però l’uomo, determinato a vendicarsi per quella che aveva sempre vissuto come un’ingiustizia, si è presentato all’interno degli uffici della Fiamma – azienda italiana con un centinaio di dipendenti sede nel varesotto e produttrice di accessori e ricambi per camper e furgoni – con una pistola e con un coltello.

In quel momento all’interno del capannone c’erano 12 persone. Il killer ha aperto il fuoco uccidendo sul colpo tre uomini e una donna. Poi, prima dell’arrivo della polizia, si è ucciso. Una quinta persona, gravemente ferita, è deceduta durante il trasporto in ospedale. Teatro della mattanza una vasta area alla periferia nordovest di Orlando dove, oltre alla Fiamma, si trovano molte altre aziende specializzate in riparazioni auto e produzione di autoricambi.
Negli occhi dei testimoni intervistati dai media il terrore. Dei sette sopravvissuti alcuni si sono salvati gettandosi a terra, altri nascondendosi nei bagni. Tra le vittime ci sarebbe anche il responsabile dell’ufficio.

L’episodio cade a una settimana dal primo anniversario del massacro del Pulse, il gay bar di Orlando in cui Omar Matinee la sera del 12 giugno uccise 49 persone ferendone oltre 50. Una delle più gravi stragi della storia americana, la cui matrice resta ancora oggi incerta tra l’ipotesi terroristica e quella legata alle vicende personali del killer.
Fatto sta che nel 2017 sono già 181 le sparatorie di massa negli Stati Uniti, ed hanno provocato 628 feriti e 252 morti. Una carneficina che riporta alla ribalta il dibattito sulla diffusione delle armi da fuoco in America. Dibattito che era al centro dell’agenda di Barack Obama e che ha inevitabilmente perso vigore con l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca, visto l’asse di ferro tra il nuovo presidente e la National Rifle Association (Nra), la potente lobby americana delle armi.

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