Un’inchiesta per lesioni colpose anche gravissime, provocate con un gesto diretto (come l’ipotetico scoppio di un petardo) o con l’omissione di misure di sicurezza. È quest’ultimo particolare a spiegare i piani della procura di Torino e la ragione per cui i magistrati hanno cominciato ad acquisire “documentazione amministrativa di qualsiasi genere” nel corso dell’inchiesta per i fatti avvenuti sabato notte in piazza San Carlo, l’ondata di panico che ha portato decine di migliaia di tifosi a scappare per un falso allarme e più di 1.500 persone a farsi medicare negli ospedali.

Dopo gli accertamenti cominciati sabato sera e le decine di interrogatori di ieri, tra cui quello al ragazzo a torno nudo e uno zainetto che in diversi video sembra invitare alla calma la folla, il dirigente della Digos della questura di Torino Giampietro Lionetti ha consegnato al procuratore capo Armando Spataro una prima informativa sui fatti. Dopo la lettura è stato aperto un fascicolo contro ignoti ipotizzando il reato di lesioni colpose gravi in concorso. C’è un particolare rilevante, il comma 2 dell’articolo 40 del codice penale, quello secondo il quale “non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”. Su questa linea dovranno muoversi il procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, che guida il gruppo “Tutela degli ambienti di lavoro, dei consumatori e dei malati”, e il sostituto procuratore Antonio Rinaudo, esperto di antiterrorismo che si è occupato della questione dai primi istanti e continuerà a farlo sebbene siano state escluse le ipotesi sull’attacco terroristico.

I due magistrati non dovranno solo cercare i responsabili del gesto che ha scatenato il panico, compito già di per sé difficile considerando che gli investigatori della Digos non hanno ancora individuato l’evento all’origine del panico e che nessuno dei testimoni sentiti dagli agenti ha sentito esplosioni di petardi o bombe carta. Pacileo e Rinaudo dovranno anche capire cosa è mancato nell’organizzazione e quali normative non sono state rispettate in materia di sicurezza. Proprio per questa ragione saranno acquisiti atti amministrativi “di qualsiasi genere” (così si legge nella nota firmata da Spataro), documenti del Comune di Torino, da cui è partita l’organizzazione dell’evento di sabato affidato all’ente pubblico “Turismo Torino”, ma anche della questura e della prefettura, organismi incaricati della gestione dell’ordine. Gli atti che interessano sono quelli che riguardano le autorizzazioni rilasciate (anche quelle sulla vendita di bottiglie di vetro) e le misure di sicurezza e prevenzione adottate.

Alla luce di ciò potrà forse interessare agli investigatori il contenuto della direttiva emanata intorno il 25 maggio scorso – dopo l’attentato al concerto di Ariana Grande a Manchester il 22 maggio – dal capo della polizia, Franco Gabrielli, sull’organizzazione di eventi pubblici. In quel documento il prefetto Gabrielli imponeva agli organizzazione di concerti e manifestazioni l’adozione di aree di prefiltraggio all’ingresso e di steward come avviene negli stadi, ma soprattutto obbliga questure e prefetture ad azioni di controllo e prevenzione nei luoghi in cui si tengono gli eventi. In quella circolare è scritto che “va garantita una pianificazione accurata dei servizi, con sopralluoghi e verifiche congiunte, allo scopo di disciplinare tutte le attività connesse allo svolgimento dell’evento”, ricorda oggi un articolo di Tiscali Notizie.

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