E’ guerra aperta fra il mondo dei sindacati, il governo e il presidente dell’Inps Tito Boeri. Non certo in nome dei cittadini, ma in quello delle imminenti urne in cui giocano un ruolo da comprimario anche le organizzazioni confederali. E’ vero infatti che l’ex sindacalista Cesare Damiano, oggi presidente della Commissione lavoro della Camera, non perde occasione per accusare l’Inps di “ferocia burocratica”, ritardi nelle prestazioni, esclusione di “gruppi vulnerabili” dall’accesso agli ammortizzatori sociali. Tutti temi, tra l’altro, ben noti ai cittadini. E’ altrettanto vero che Boeri ha da tempo inaugurato una battaglia contro la sovrastruttura sindacale da cui proviene Damiano e che è ben nota anche il ministro del lavoro Giuliano Poletti, cresciuto all’ombra delle coop dell’Emilia Romagna. L’ultimo episodio in ordine temporale è la lettera ufficiale che il 2 maggio Boeri ha indirizzato a Damiano per respingere le accuse rivolte all’Inps dal presidente della Commissione lavoro e dalla vicepresidente Maria Luisa Gnecchi.

Nella missiva, il numero uno dell’ente previdenziale ha poi chiesto senza mezzi termini di evitare di “gettare discredito sull’Istituto che gestisce la protezione sociale” con un meccanismo “pericoloso” e di pensare piuttosto ad aprire un dibattito costruttivo con l’ente. Nelle sei fitte pagine indirizzate a Damiano, Boeri ne ha poi approfittato per mettere i puntini sulle i rifiutando con forza l’accusa di Damiano di fornire dati distorti o incompleti che forse non corrispondono “ai desiderata” della presidenza della Commissione. Ma soprattutto Boeri ha messo il dito nella piaga su alcuni temi che toccano la vita dei cittadini chiamando in causa il caso Discoll, la nuova indennità di disoccupazione introdotta da uno dei decreti attuativi del jobs act.

“Il 25 aprile lei ha, ad esempio, attribuito all’Inps la mancata copertura assicurativa dei lavoratori parasubordinati – ha scritto Boeri a Damiano nella lettera indirizzata all’intera commissione lavoro – Come lei ben sa, la Discoll non è stata prorogata dalla legge di bilancio 2017 e, solo su segnalazione dell’Inps, è stata reintrodotta fino al 30 giugno 2017 con decreto mille proroghe del 27 febbraio 2017. Il decreto è infatti intervenuto dopo che Inps, il 10 febbraio 2017, aveva reso nota, con un comunicato stampa, l’abrogazione della misura e l’impossibilità di accettare domande. Solo quel comunicato e la conseguente attenzione mediatica e dei sindacati hanno portato a una proroga della Discoll. Lei tutto questo lo sapeva molto bene quando ha accusato l’Istituto di <lasciare scoperti migliaia di giovani, i più deboli in un mercato del lavoro contrassegnato da precarietà>”.

La parole di Boeri pesano come macigni perché, senza giochi di parole, schiacciano il mondo della politica e del sindacato di fronte alle rispettive responsabilità. Di qui la violenta reazione dei rappresentanti della commissione lavoro con l’ex sindacalista Ugl, onorevole Renata Polverini, che ha accusato Boeri di essere “arrivato al limite – mostrando – una mancanza di rispetto (…) nei confronti dei vari organi costituzionali”. Per Damiano il presidente dell’Inps “offende il Parlamento perché nega l’evidenza dei fatti”. Quelli che, in tante occasioni, conviene negare anche alla politica e ai sindacati perché dolorosi. Fra questi, primo fra tutti, la delicata situazione finanziaria dell’Inps che sta generando non pochi attriti fra Boeri, il governo e i sindacati.

Non è un caso che nella lettera a Damiano, il presidente dell’Inps abbia tirato fuori il tema degli esodati della riforma Fornero avvertendo che le otto operazioni di salvataggio hanno progressivamente ampliato la platea costando alla fine un punto di Pil ed erodendo il 15% del risparmio complessivo della riforma previdenziale del 2011. E’ una critica dura all’operato del governo che si aggiunge all’accusa, ben più grave, di scaricare con la manovra “debito implicito” sulle generazioni future. E poi ancora a quella di far “giacere” al ministero del Lavoro proposte dell’Inps come quella sui tagli dei vitalizi dei politici e sulle rendite dei sindacalisti da cui Boeri sostiene “si possono raccogliere molti soldi” nell’intento di “ridurre le disuguaglianze” e “finanziare programmi di politica sociale” come spiegato in una tavola rotonda seguita alla lectio magistralis tenuta dal Premio Nobel Joseph Stiglitz all’università La Sapienza di Roma .

A complicare i già tesi rapporti di Boeri con la politica e i sindacati è poi arrivato di recente anche il braccio di ferro con i Caf (più di 20mila dipendenti) sul tema del contributi dovuti dall’Inps per la compilazione gratuita ai cittadini dei modelli Isee e Red. Una questione che rischia di creare non pochi problemi alla macchina sindacale con un possibile riflesso anche sulla politica che da quel mondo proviene. Sullo sfondo restano invece i cittadini che da un momento all’altro hanno subito la sospensione del servizio “gratuito” da parte dei Caf. E ora, salvo eccezioni, non sanno a che santo votarsi per compilare i moduli necessari ad ottenere le prestazioni assistenziali pubbliche.

Infine, già in precedenza c’erano stati scontri titanici fra Boeri e il governo. Persino sul bilancio previsionale 2017 dell’istituto che il ministro Poletti ha approvato in ritardo “per garantire la continuità dell’azione amministrativa”. Ponendo però come condizione “necessaria” e urgente il “superamento delle criticità segnalate dal Collegio dei sindaci e dal Civ”, cioè il Consiglio di vigilanza dell’Inps in cui hanno un peso rilevante i sindacati e il mondo delle cooperative. Senza tuttavia raccomandare all’Inps di essere più sollecita nel rispondere alle richieste dei cittadini e di evitare che il contenimento dei costi si trasformi un boomerang per che deve accedere alle prestazioni previdenziali in un delicato momento di acuta crisi economica.

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