Israele taglia ancora i finanziamenti annuali da versare all’Onu: un milione di dollari in meno, in risposta alla risoluzione approvata ieri dall’Unesco su Gerusalemme. La risoluzione “Palestina Occupata”, che criticava i progetti di insediamento nella Città Vecchia di Gerusalemme, era stata approvata con il voto di 22 Paesi. Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ieri ha comunicato la decisione al direttore generale del ministero degli Esteri Yuval Rotem, assicurando che Israele “non resterà a braccia conserte mentre l’organizzazione nega la nostra sovranità a Gerusalemme”. Netanyahu ha definito la decisione presa a Parigi “bizzarra”, e in apertura della riunione di governo a Gerusalemme, ha dichiarato: “Questa vessazione ha un prezzo”. In una nota ufficiale  ha anche espresso gratitudine per quei Paesi che hanno votato contro la risoluzione, in particolar modo l’Italia: “È stato il primo Paese europeo ad annunciare che si opponeva alla decisione, come hanno fatto anche Grecia, Regno Unito, Germania, Lituania e Olanda”. Anche Stati Uniti, Ucraina e Togo si sono opposti alla risoluzione.

I fondi da versare al Palazzo di Vetro erano già stati decurtati in passato: un primo taglio, di 6 milioni di dollari, era stato effettuato dopo la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n° 2334, sulle colonie in Cisgiordania, votata alla fine dello scorso dicembre. In quell’occasione, con il mandato di Barack Obama agli sgoccioli, gli Stati Uniti si astennero. Altri 2 milioni erano invece stati tagliati a marzo, dopo l’approvazione di cinque nuove risoluzioni che il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite sui diritti umani in Palestina e altri territori arabi occupati. Dopo i tagli, Israele doveva ancora versare all’Onu 2,7 milioni di dollari, a fronte dei 10,7 originari, ora ulteriormente ridotti.

 

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