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Madia Antonietta, la ministra che venne dall’ancien régime

Madia Antonietta, la ministra che venne dall’ancien régime
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Non ho scritto nulla sulla Madia per una serie di motivi.

Il primo è che l’indifferenza dei “politici” nei confronti della decenza minima mi fa sempre più schifo, togliendomi con ciò (serenamente, devo ammetterlo) la voglia di scriverne. È sempre bello, nonché salvifico, quando la politica non è al centro delle nostre vite. C’è tanto, praticamente tutto, di meglio. La politica è schifosa e fa male alla pelle (cit. Gaber).

Il secondo motivo è che il caso Madia è un disinvolto sputo in faccia a tutti quegli studenti che si fanno il culo per poi (spesso) non avere nulla da uno Stato (il loro) che li costringe ad andarsene.

Il terzo è che la smisurata provvisorietà della Madia mi ha sempre dato le vertigini. “Brava” a prender sempre il treno giusto, Madama Marianna è stata tutto quello che doveva essere per avere successo: veltroniana, dalemiana, civatiana, bersaniana, lettiana, renzina, gentilina. Tutto e niente, sopratutto niente. Di sé disse: “Porto in dote la mia straordinaria inesperienza“. E si è visto, tra citazioni auliche (Peppa Pig) e riforme allegramente crivellate della Pubblica Amministrazione. Nelle interviste, concesse di rado e parsimonia neanche fosse una Madonna che ogni tanto dispensa il Verbo ai fedeli, è brava a non dire mai niente. Ma proprio niente. Gioca alla svampita, ma è potentissima e sa sempre dove collocarsi. È una Boschi low profile e, per questo, molto più furba.

Buona famiglia, chierichetta ferocemente contro aborto ed eutanasia, flirt illustri (il figlio di Re Giorgio) e gaffe sottaciute da una stampa quasi sempre sussiegosa, la Madia non è neanche un ministro: è il reboot caricaturale di Salieri. Pare provenire da un altro tempo, con quei boccoli para-botticelliani, il look da Beethoven non solo sordo ma pure senza tocco, i vestiti bianco-martirizzanti, le scarpine da beghina e quell’aura orgogliosamente anacronistica che odora di Restaurazione e naftalina.

Te la immagini, circondata da una servitù riverente e da lei terrorizzata, mentre concede ogni tanto una brioche insipida al vile volgo bisognoso. Cristianamente e amorevolmente, perché lei è buona. Buona, casta e giusta: lo garantisce la sua permanente rigogliosa, a prova di bombe e bigodini. Chiamatela “Madia Antonietta”, la ministra che venne dall’ancien régime e che fece dell’inefficienza una ragione di vita politica. Son soddisfazioni.

(“La Madia è il reboot caricaturale del Salieri di Milos Forman” è stupenda, lo so. Ah: Salieri era il rivale debole di Mozart, su cui Milos Forman infierì – con molte licenze poetiche – nel film dedicato al divino Wolfgang. Però non posso spiegarvi tutto, ragazzi)

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