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Torino, il fumetto erotico Eros & Comic Art in mostra alla Galleria Little Nemo (photogallery)

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Quando si parla di erotismo si parla di sesso. Ma accade ancora oggi con riferimento alla rappresentazione dell’Eros, che i moralisti si inchinino con zelo a prendere fra i peli dell’inguine la temperatura della pubblica moralità. Come diceva Pasolini, non sono capaci di distinguere la barzelletta del marito cornuto da una novella di Boccaccio”. Così parlò Tinto Brass – Zarathustra dell’immaginazione erotica – nella presentazione del catalogo Eros&Comic Art pubblicato in occasione della 46esima Asta Little Nemo tenuta il 24 marzo a Torino in via Ozanam 7 (mostra visitabile fino al primo aprile).

Manna dal cielo per gli appassionati di fumetto erotico, Eros & Comic Art ha avuto come madrina nientepopodimeno che la oggi 65enne sempre-in-gran-forma Ilona Staller, anche autrice di alcune tavole che la ritraggono senza veli e che ha firmato agli acquirenti. Due sezioni (Fumetto Sexy Pop, Erotismo d’autore) corredate da un’area fotografica popolata dai toni optical-pop delle immagini scattate da Gianfranco Salis sui set brassiani di Tra(sgre)dire, Fermo Posta Tinto Brass, Monella, Paprika. Salis espone anche ritratti di Moana Pozzi decisamente non convenzionali, raffinati e lontani anni luce dall’immaginario collettivo sulla pornostar. E non poteva mancare (in tempi di food-porn) un racconto erotico-gastronomico (di Silverio Cineri).

Per motivi facilmente immaginabili, legati all’indissolubile congiunzione fra politica e religione, in Italia i fumetti erotici – d’autore o non d’autore – (e persino i fumetti tout-court… per anni considerati dai soliti noti sottocultura deviante) hanno avuto vita difficile.

Il genere fu inaugurato nel luglio del 1965 – con antecedenti francesi come Barbarella (1962) – “sulla rivista Linus, dalla Valentina di Guido Crepax“, scrive Giuseppe Pollicelli, specialista del genere. Esordio d’elite, dunque, seguito nel “marzo e aprile del 1966 con l’uscita in edicola dei tascabili Goldrake il playboy e Isabella duchessa dei Diavoli, pubblicati a Milano dalle Edizioni Sessantasei di Renzo Barbieri”. Ed ecco, pian piano, venir fuori i Grandi: Crepax, Manara, Magnus, Eleuteri Serpieri, Rotundo, Saudelli, Baldazzini che portano l’Italia ai primi posti quanto a “fumetteria erotica”, forse per l’insolito connubbio fra “la liberazione sessuale (ma su questo ci sarebbe molto da discutere, ndr) che ha avuto effetti più deflagranti che altrove” e “una tradizione artistica senza pari” (Pollicelli).

In mostra un centinaio di artisti: a partire da quelli che hanno fatto crescere l’immaginario erotico (e il cavallo dei pantaloni) dei ragazzini di allora, quando Internet e la conseguente esondazione di sesso erano ancora di là da venire: da Jacula e Pompea; da Menelik a Fiabe Proibite; e poi Helga, Jolanka, La Poliziotta e tante altre. In formato comodamente tascabile. Ci si accontentava (sessualmente parlando) persino dei meno spinti Diabolik, Satanik e Kriminal. Il rapporto sesso-violenza era spesso d’obbligo, accoppiata che oggi fa tenerezza, anche se, rivedendoli, fanno ancora il loro “porco effetto”. Fra i tanti artisti in mostra, è d’obbligo citare Georges Wolinsky, assassinato il 7 gennaio 2015 nella redazione di Charlie Hebdo, a Parigi, da un commando di criminali oscurantisti islamici.

Una piccola concessione al personale: le tavole che più hanno turbato la mia adolescenza sono quelle di Averardo Ciriello (a lungo alla Tattilo Editrice) che ritraeva senza veli – questa almeno la mia illusione – attrici e attricette di quegli anni con fattezze iper-realiste.

Le quotazioni dei “pezzi” esposti a Torino? Dai 200 ai 13.000 euro, in base a specifici parametri valutativi del mercato di settore.

Una notazione personale: fra i cento e più artisti in mostra ci sono – se non vado errato – soltanto due donne: Giovanna Casotto e Paola Mido. Solo un caso che i disegnatori di fumetto erotico siano soprattutto uomini? Maschilismo? Debole utenza al femminile? Ai posteri (e ai lettori) l’ardua sentenza. Certo è. Invece, il ruolo di liberalizzazione dell’immagine che quei proto-fumetti sexy hanno contribuito a portare avanti.

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