Tre capolavori italiani ricominciano a splendere in dvd e blu-ray: Quattro mosche di velluto grigio di Dario Argento e Amarcord di Fellini restaurati in digitale mentre Il camorrista di Giuseppe Tornatore, dopo un passato di querele e censure, fa il suo ritorno con un prezioso extra.

Nel 1974 vinse l’Oscar per il Miglior film straniero Amarcord. Ha segnato il cinema mondiale con la poetica surreale di Federico Fellini e tanta commedia italiana, anche la più inaspettata. Il suo restauro è stato finanziato dal Comune di Rimini, Cristaldi Film, Warner Bros e Yoox.com, e realizzato da Cineteca di Bologna e Immagine ritrovata. Il risultato è una nuova nitidezza di audio e colori che farà (ri)scoprire il film annoverato dalla Bbc tra i migliori di sempre. Ciccio Ingrassia e un giovanissimo Alvaro Vitali tra Titta, la signora Gradisca e i personaggi onirici scritti da Tonino Guerra rivivono in una qualità di formato ancora non molto conosciuta dai cinefili. Partendo dal negativo camera, la scansione sotto liquido della pellicola ha portato alla risoluzione 4K. Nel negativo originale alcune inquadrature furono già sostituite per gravi rotture con un internegativo di seconda generazione. In alcuni casi è stato ritrovato quel negativo originale che adesso è reintegrato nella versione restaurata. Invece, dove reintegrare il negativo originale è stato impossibile, le parti di internegativo di seconda generazione sono state scansionate e restaurate da interpositivo e reversal internegativo di prima generazione. Detto in parole povere, dimenticate le versioni televisive pixelate in seconda o terza serata perché l’opera di Fellini torna con una pulizia dei colori sbalorditiva. Negli extra invece il doc Come spiegare l’Italia agli extraterrestri è un omaggio in prosa dove Amarcord e i suoi piccoli segreti ci vengono spiegati dai terrestri Goffredo Fofi, Paolo Virzì, Nicola Bassano dell’Archivio Federico Fellini di Rimini e il poeta Gianfranco Miro Gori.

Dalla comicità circense avvolta di vaporose nostalgie di provincia passiamo alla tensione thrillerica in cui ci proietta Quattro mosche di velluto grigio. Firmato Dario Argento e musicato a ritmo funky da Ennio Morricone, l’ultimo passo della Trilogia sugli Animali uscì nel ’71 e adesso viene riproposto in blu-ray e in edizione deluxe con booklet fotografico e locandine in cards, ma in contenuti video sono gli stessi anche per il dvd. Con una rimasterizzazione della versione integrale grazie a un nuovo telecinema in 2k le immagini tornano quasi tutte vivide, tranne alcuni fotogrammi rovinati che non sono stati riparati. Naturale usura che sa ancora di vintage. Oltre alle immagini ancora modernissime ed esemplari per il genere che si è sviluppato nei decenni seguenti, si tornano a gustare, tra le altre, le piccole grandi partecipazioni di Oreste Lionello e Bud Spencer, anche in inglese, lingua originale del film, ma comunque doppiato dagli stessi attori (non se la prendano i puristi). Le amichevoli guest-starring per il maestro del brivido come lui stesso racconta negli extra sono solo due delle tante chicche delle quali cult e cofanetti sono carichi. Il documentario Giallo Argento su Velluto Grigio snocciola in 50 minuti i retroscena sulla lavorazione e gli obiettivi narrativi del regista, l’allaccio con i precedenti della trilogia L’uccello dalle piume di cristallo e Il gatto a nove code fino alla concezione dell’ironia all’interno di storie sanguinarie.

Se da più di quarant’anni Argento vuole metterci brividi al sarcasmo, Giuseppe Tornatore iniziò a scuotere le coscienze del suo pubblico con la storia verosimile de Il camorrista, ispirata a un vero boss di mafia. Aveva le atmosfete musicali antiche e drammatiche del primo Nicola Piovani, anche lui agli esordi sul grande schermo. Confessava Tornatore a La Repubblica nel ’94, anno in cui fu passato in tv per la prima volta questo ritratto/denuncia sugli intrecci tra camorra e politica: “È un film dimenticato, al quale sono molto affezionato: intanto perché è il mio primo film e poi perché dopo averlo rivisto, recentemente, mi sono reso conto di quanta forza provocatoria e di dibattito avesse al di là di certe ingenuità e inesperienze”. Il volto di Ben Gazzara scolpisce la strafottenza di un uomo in ascesa attraverso la criminalità organizzata. Dal carcere di Poggio Reale fino alla mafia newyorkese, spargimenti di sangue e scontri verbali con i giudici, molte scene erano prese anche dalla cronaca giudiziaria.

È raro ed estremamente prezioso trovare nel dvd il backstage originale di un film girato nell’86. In forma di doc, La febbre del Camorrista di Mario Canale mostra quei set nella pancia trafficata degli anni ottanta. Le riflessioni attoriali di Gazzara e Laura Del Sol sui loro character, ma soprattutto tanto giovane Tornatore. Tra fischi di vigili urbani, troupe in perenne movimento e carretti siciliani il regista ci parla delle origini del film, dell’acquisto dei diritti dal romanzo omonimo firmato Giuseppe Marrazzo – in quegli anni giornalista del TG2, e padre anche di Piero Marrazzo – ma soprattutto della sua idea d’innesto cinematografico tra cronaca e finzione. Una verosimiglianza scottante che anticipava Gomorra, ispirando lo stesso Roberto Saviano per il suo lavoro. Oltre a una storia fumosa di censure e ritiri dal mercato, il film ebbe ben tre querele: una da Raffaele Cutolo, una da Ciro Cirillo, ex-assessore della Campania rapito dalle Brigate rosse nell’81 e rilasciato dietro riscatto, più quella da Enzo Tortora. Non pareggiarono il conto un Nastro d’Argento e un David di Donatello, ma il ritorno in home video a trent’anni dall’uscita era un riconoscimento doveroso.

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