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Renzi garantista per Lotti. Ma ai tempi della rottamazione i ministri si dovevano dimettere: da Alfano alla Cancellieri - 2/7

Quando al governo c'era Letta, il leader Pd chiedeva "un passo indietro" anche a chi non era indagato, come la De Girolamo. Ma anche con altri suoi colleghi di governo sfiorati dalle inchieste era rimasto in silenzio, senza particolari difese, apprezzando però il momento in cui hanno detto addio. Come diceva lui: "Chi sbaglia, va a casa. La musica è cambiata"
Renzi garantista per Lotti. Ma ai tempi della rottamazione i ministri si dovevano dimettere: da Alfano alla Cancellieri - 2/7
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I tempi della rottamazione
Le richieste a Annamaria Cancellieri, per esempio, quando era guardasigilli del governo Letta. A Angelino Alfano quando era ministro dell’Interno del governo Letta. A Nunzia De Girolamo quando era ministro dell’Agricoltura del governo Letta. Ma anche i retroscena sul silenzio armato di Matteo Renzi quando a trovarsi in mezzo al temporale sono stati i ministri del suo governo, Maurizio Lupi e Federica Guidi. “Ho sempre detto che non ci si dimette per un avviso di garanzia” disse Renzi nei giorni successivi alle dimissioni dell’allora ministro dei Trasporti. Nessun doppiopesismo, spiegò, tra ministri non indagati che lasciavano (Lupi appunto) e sottosegretari inquisiti che restavano al proprio posto (allora ce n’erano 4-5). “Ho chiesto le dimissioni a Orsoni – rivendicava l’allora capo del governo – quando, patteggiando, si è dichiarato colpevole. Ho commissariato per motivi di opportunità politica il Pd di Roma nonostante il segretario locale fosse estraneo alle indagini. A suo tempo avevo auspicato il passo indietro della Cancellieri sempre con una motivazione strettamente politica. Altro che due pesi e due misure: le dimissioni si danno per una motivazione politica o morale, non per un avviso di garanzia”. Motivazione politica o morale che, a differenza del caso Lotti, Renzi ha trovato in vari casi del passato.

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