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Ultimo aggiornamento: 10:10 del 3 Marzo 2017

Homeschooling, l’esperienza della descolarizzazione diventa un film-evento: “Figli della libertà”

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Il pedagogista Ivan Illich nel 1971 scrisse il libro “Descolarizzare la società” convinto della necessità di individuare una soluzione educativa alternativa alla scuola statale obbligatoria (raccontata anche da ilFattoquotidiano.it). André Stern, musicista e figlio del noto educatore tedesco Arno, non ha mai messo piede in una classe. In Italia, nello scorso anno scolastico, secondo il ministero dell’Istruzione gli “Alunni in istruzione parentale” erano 949: 269  hanno abbandonato la scuola pubblica primaria; 339 i ragazzi che fanno le “medie” a casa e 341 quelli della secondaria di secondo grado che hanno detto basta alle lezioni tra i banchi.

A raccontare le loro storie ora è un film, “Figli della libertà”, realizzato proprio da un papà e da una mamma, Lucio Basadonne e Anna Polio, che hanno deciso di non mandare la figlia Gaia a scuola. Nulla di illegale perché la nostra Costituzione all’articolo 30 recita: “E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”. A loro spetta decidere come. C’è chi sceglie l’homeschooling dura e pura: dove mamma e papà non seguono assolutamente il programma ministeriale e non usano i libri della scuola pubblica; chi opta per un’istruzione in famiglia adottando i testi scolastici; e chi segue una terza via, creando delle “comunità educanti” dove bambini dai 4 ai 12-13 anni fanno “lezione” insieme e decidono come farla con genitori o educatori. Un percorso possibile inviando una comunicazione scritta alla direzione dell’istituto di competenza autocertificando le capacità tecniche e le possibilità economiche dei genitori. Resta un dubbio invece sulla questione dell’esame di idoneità da fare ogni anno: secondo il sito controscuola.it, punto di riferimento per chi sceglie questa strada, non è obbligatorio fin quando non si decide di rientrare nel “classico” sistema d’istruzione. Restano poi i dubbi di molti, tra cui la sociologa Chiara Saraceno: l’homeschooling è una scelta elitaria, con bambini che non si confrontano con la diversità e rischiano un’educazione monotematica.

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