Dovranno essere i magistrati francesi a decidere se a Marwa Bouchenafa, una bimba di 15 mesi mantenuta in vita artificialmente, deve morire oppure no. È un dilemma complesso e profondamente doloroso, che scuote la Francia, e a cui sono chiamati a rispondere i massimi vertici giurisdizionali del Paese. Il consiglio di Stato di Parigi ha esaminato – come racconta l’Ansa – il caso di questa bimba ricoverata dell’ospedale la Timone di Marsiglia.

I medici dicono che non c’è più nulla da fare – ogni ulteriore tentativo sarebbe “irragionevole ostinazione” -, bisogna staccare la spina, ma i genitori si oppongono: “Non perdiamo la speranza”. Una petizione in questo senso ha già raggiunto 240.000 firme. Pubblicata dal Parisien, l’immagine della piccola illustra la complessità di questo dramma su cui il collegio dei Saggi dovrà pronunciarsi dall’inizio della prossima settimana. Marwa è vittima di un incidente “neurologico grave e definitivo”, con tutti gli arti paralizzati. Secondo i medici, senza respirazione artificiale non può sopravvivere e deve essere alimentata con una sonda. Impossibile determinare se soffra o meno. In Francia si chiedono se, contro il parere degli stessi genitori, si debba interrompere il trattamento della piccola, vittima, a fine settembre, di un virus fulminante. Giovedì pomeriggio, in occasione di un’udienza a porte chiuse, il consiglio di Stato è stato chiamato ad arbitrare il confronto tra le due parti: i medici e la famiglia, compattissima, nel dire che non bisogna lasciarla andare. (Foto di archivio)

Citati dal Parisien, i genitori, Mohamed e Anissa Bouchenafa, non si rassegnano. Marwa, sostengono, sembra reagire al loro contatto, al suono della loro voce. “Prove di vita”, affermano. Semplici “riflessi”, ribatte il corpo medico. A fine giornata, sulla piattaforma Change.org, la petizione ‘Jamais sans Marwa!’ – ‘Mai senza Marwa!’ – aveva quasi raggiunto le 245.000 firme. Secondo la legale della famiglia, Samia Maktouf, “l‘autorità medica non può sostituirsi all’autorità della famiglia“. Per Jean Leonetti, il deputato autore della legge del 2005 sul fine vita, una “decisione della giustizia potrebbe fare giurisprudenza”. La norma fissa i principi contro l’accanimento terapeutico, dando ai medici il potere dell’ultima decisione. Nella stragrande maggioranza dei casi, famiglia e medici si trovano d’accordo sul da farsi, ma in questo caso no. L’8 febbraio scorso, il tribunale amministrativo di Marsiglia aveva sentenziato in favore dei genitori, considerando che il proseguimento delle cure non era accanimento terapeutico. Ma gli ospedali pubblici di Marsiglia hanno contestato la decisione, ricorrendo alla consultazione dei Saggi. Che ora sono chiamati a pronunciarsi. Nel giugno 2014, il Consiglio di Stato si espresse su un caso simile quello del tetraplegico in stato vegetativo, Vincent Lambert, dando luce verde alla decisione dei medici di “porre fine ai trattamenti”.

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