Crescita del pil 2015 rivista al rialzo dal +0,7 al +0,8%, mentre quella del 2016 è confermata a +0,9%. Debito pubblico in ulteriore aumento, al livello record del 132,6% del prodotto interno lordo dal 132% del 2015, mentre il deficit/pil si è attestato al 2,4% come previsto nel Documento di economia e finanza: dati troppo alti rispetto agli impegni presi con la Commissione Ue, che in maggio deciderà se aprire nei confronti dell’Italia una procedura di infrazione. Pressione fiscale, in compenso, in calo al 42,9% del pil dal 43,3% del 2015. Sono le principali novità che emergono dalle ultime stime dell’Istat sui conti pubblici italiani nel 2016, pubblicate mercoledì.

Come sempre, insieme ai dati sull’anno appena finito sono arrivate anche le revisioni su quelli precedenti: il pil 2015, stando alle ultime rilevazioni, è salito più di quanto calcolato l’anno scorso, ma in parallelo è cambiato (al rialzo) anche il dato sul deficit: in rapporto al pil, l’indebitamento 2015 peggiora a 2,7% contro il 2,6% stimato a settembre 2016.

Tornando al 2016, l’Istat attesta che la pressione fiscale, cioè il rapporto tra l’ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e contributi sociali e il pil, è calata lo scorso anno dal 43,3 (dato rivisto al ribasso dal 43,4 stimato a settembre 2016) al 42,9%. La riduzione, spiega l’istituto di statistica, “riflette prevalentemente la riduzione dell’Irap e della Tasi“. Tuttavia le imposte dirette come l’Irpef sono risultate in aumento del 2,3%, anche per effetto dell’andamento positivo dell’Ires, nonostante lo scorso anno sia scattato lo stop alla possibilità di ritoccare all’insù le addizionali comunali e regionali. Anche i contributi sociali effettivi hanno segnato un incremento (1,1%) rispetto al 2015. Il deciso aumento delle entrate in conto capitale (+36,6%) è invece da attribuire principalmente ai proventi della voluntary disclosure, l’operazione di emersione dei capitali nascosti al fisco in Italia o all’estero. Occorre tener presente che il dato è “spalmato” sul prodotto interno lordo partendo dal presupposto che tutti paghino il dovuto e non tiene conto del peso dell’evasione fiscale.

il pil in volume è confermato in crescita dello 0,9%. A prezzi di mercato è stato pari a 1.672 miliardi, in aumento dell’1,6%. I dati disponibili per i maggiori Paesi sviluppati indicano un aumento del pil in volume dell’1,9% in Germania, dell’1,8% nel Regno Unito, dell’1,6% negli Stati Uniti e dell’1,1% in Francia. Dal lato della domanda interna nel 2016 si registra, in termini di volume, una crescita dell’1,2% dei consumi finali nazionali e del 2,9% negli investimenti fissi lordi. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate del 2,4% e le importazioni del 2,9%. La domanda interna ha contribuito positivamente alla crescita del pil per 1,4 punti percentuali (0,9 al lordo della variazione delle scorte) mentre la domanda estera netta ha fornito un apporto negativo (-0,1 punti). A livello settoriale, il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume nell’industria in senso stretto (1,3%) e nelle attività dei servizi (0,6%). Il valore aggiunto ha invece segnato dei cali nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (-0,7%) e nelle costruzioni (-0,1%).

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