Altro giorno, altra battaglia intestina in casa Volkswagen: le accuse mosse da Ferdinand Piëch a Martin Winterkorn sono state seccamente smentite dal consiglio di sorveglianza del gruppo tedesco attraverso un comunicato ufficiale, rilasciato poche ore fa. Un caso abbastanza curioso visto e considerato che Piech è imparentato con la dinastia Porsche: due “famigliole” che detengono la maggioranza di VW Group.

Secondo quanto asserito da Piëch, Winterkorn sarebbe stato informato delle manipolazioni sui motori diesel prima che la questione diventasse uno scandalo planetario. Piëch in persona avrebbe saputo del “defeat device” a partire dalla fine di febbraio 2015 e chiesto delucidazioni in merito proprio all’ex amministratore delegato del gruppo Volkswagen, che però avrebbe negato ogni coinvolgimento.

“Simili affermazioni”, si legge nell’ultimo comunicato diramato da VW, “che oltre all’ex ceo coinvolgono anche numerosi membri del passato e dell’attuale consiglio di sorveglianza, sono già state rilasciate da Ferdinand Piëch nella primavera del 2016, nell’ambito delle indagini interne sul caso. La versione di Piëch è stata analizzata e valutata nel dettaglio dagli esperti dello studio legale Jones Day: non è emersa alcuna evidenza che confermi la veridicità delle dichiarazioni, che sono state definite prive di fondamento”.

Le testimonianze di Piëch quindi è stata attentamente valutata, senza tuttavia essere ritenuta attendibile. “Ciascun membro del Comitato esecutivo del Consiglio di sorveglianza le ha respinte come false”. Volkswagen inoltre “valuterà attentamente la possibilità di misure e di azioni contro Mr. Piëch”, le stesse che Berthold Huber, membro del consiglio di sorveglianza fino al novembre 2015, sarebbe pronto a intraprendere contro il “grande vecchio”. Va da sé che questa nuova scossa di terremoto fra vertici aziendali e proprietà potrebbe aprire a nuovi ed inediti sviluppi per VW.

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