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Arresti, scontri, repressione “e bombe”. La mano dell’uomo forte - 3/5

Il Parlamento di Ankara ha approvato la proposta di riforma di presidenzialista: la nuova svolta si innesta in un Paese già profondamente cambiato dalle politiche del sultano, che ha rotto tregue che duravano anni, inasprito i contrasti interni e “ha rinnegato il flirt” con i gruppi ribelli siriani. Queste decisioni, sostiene Francesco Strazzari, docente di Relazioni Internazionali alla Sant’Anna di Pisa, sono tra le principali cause degli attentati che hanno stravolto il Paese negli ultimi due anni
Arresti, scontri, repressione “e bombe”. La mano dell’uomo forte - 3/5
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Arresti, scontri, repressione “e bombe”. La mano dell’uomo forte

L’atteggiamento violento, repressivo, di chi si mette da solo contro tutti si è manifestato spesso, spiega il docente. E a pagarne il prezzo sono stati soprattutto la popolazione curda e i membri del Hdp: “Ovunque vada il Presidente, le sue guardie di sicurezza utilizzano la violenza per reprimere il dissenso – dice – Contro il popolo curdo, poi, non si risparmia. Le bombe di Ankara e Suruç nel 2015, ne sono un esempio. Lasciando da parte le numerose ambiguità, con gli attentatori di Ankara controllati dalle autorità turche senza che venisse scoperta la bomba durante il loro viaggio da sud verso la capitale, è evidente che i principali attentati firmati dagli islamisti nel 2015 abbiano come obiettivo curdi o membri del Hdp (è successo a Diyarbakır, Suruç e Ankara, ndr). Questo perché le loro manifestazioni non vengono protette dal governo. Nessun attacco ha mai colpito manifestazioni dell’Akp”.

Poi ci sono gli arresti e le “purghe” ai danni delle opposizioni. Quelli all’interno del corpo di polizia, del sistema giudiziario, dei media, dell’università e anche tra i componenti del partito filo curdo. “In carcere – continua Strazzari – sono finiti anche molti militari accusati di aver partecipato al fallito golpe di luglio. La maggior parte di questi hanno prestato servizio nelle basi militari turche utilizzate dagli Stati Uniti per combattere in Siria. Così, i media vicini al governo hanno parlato di colpo di Stato architettato dagli Usa. C’è anche questo dietro la svolta filo-russa degli ultimi mesi”.

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