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Monte dei pacchi di Siena

Monte dei pacchi di Siena
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Il Pacco di Natale è arrivato puntuale e infiocchettato, consegnato agli italiani dal governo Gentiloni/Renzi in tempo per festeggiare un nuovo debito a carico di tutti gli italiani per 20 miliardi, circa 300 euro per ogni cittadino italiano, neonati compresi. Si sapeva già da un anno che bisognava intervenire perché la via privata era impercorribile, ma l’innovatore, il rottamatore, l’uomo giovane e nuovo, Renzi Matteo che doveva vincere il referendum per poter salvare il «Monte dei Pacchi di Siena» e altre banche e per questo ha perso tempo rimandando tutto a dopo il 4 dicembre 2016.

Tutte le scelte più importanti del governo furono rimandate a dopo il referendum, quando sull’onda della vittoria del Sì, avrebbe continuato a dire bugie senza più controllo perché le urne – ne era certo – lo avrebbero consacrato «deus onnipotens». Le cose sono andate diversamente e un politico di razza, anche quando rischia, non solo non mette mai il carro davanti ai buoi perché ha sempre un piano B, ma non confeziona pentola senza prima avere i coperchi adeguati. Renzi Matteo si è dimostrato un politichetto di mercato rionale, senza visioni strategiche, al di fuori del cerchio magico e rispettive famiglie (Renzi, Boschi, Carrai, Lotti, ecc.). Per i ritardi della politica che non sceglie o agisce a misura dei sondaggi e dell’emergenza, per l’incapacità di un governo che ha fatto perdere tre anni, visto che siamo al punto di partenza e solo per l’arroganza, la prepotenza e l’inconsistenza di donnicciole e ometti – personaggetti, a dirla con De Luca/Crozza – ora il peso e il prezzo è scaricato sul popolo italiano come augurio di Buon Natale.

Nessuno interpella mai il popolo quando c’è da sperperare e dissipare, ma tutti ricorrono al popolo, quando c’è da risanare e pagare cambiali firmate da altri. Ammesso, ma non concesso, che il popolo debba pagare la cambiale del Monte dei Pacchi di Siena, a me pare che sarebbero obbligatorie alcuni provvedimenti di giustizia e di verità.

In primo luogo, se noi dobbiamo pagare, vorremmo conoscere l’elenco di tutti gli amministratori del Monte dei Pacchi che negli ultimi vent’anni, dal 1996 a oggi, che hanno concesso prestiti inesigibili e a chi li hanno concessi, singoli e associati, come per esempio partiti (in modo particolare uno: PCI/DS/Ulivo/PD), cooperative, gruppi d’interesse. Si esige l’elenco di chi ha dato e quello di chi ha preso.

In secondo luogo, a tutti coloro che hanno contribuito a trasformare il Monte dei Paschi in Monte dei Pacchi dovrebbero essere sequestrati i beni personali e di famiglia, stipendi e liquidazioni da nababbi compresi, a garanzia del prestito fatto dagli Italiani per decreto governativo: forse i 20 miliardi diventerebbero cinque che comunque non sono bruscolini.

In terzo luogo, si vorrebbe sapere perché Renzi ha imposto Marco Morelli come amministratore delegato, uomo dalla banca d’affari privata JP Morgan, che «nel 2008, ha partecipato a una partita emblematica del credito allegro ai tempi di Giuseppe Mussari» (M. Lillo, Fatto Quotidiano 14-9-2016) con un amministratore delegato proprio che è stato multato dalla banca d’Italia e quindi non è un esempio di corretta amministrazione.

Infine, vorremmo che tutti i politici coinvolti, da Renzi Matteo, a Pier Carlo Padoan e Denis Verdini, indagato con l’avv. Andrea Pisaneschi per false fatture, ognuno per la sua parte, pagassero di tasca loro «pro quota» e fossero dichiarati interdetti dai pubblici uffici per mala gestione, interessi privati e dilapidazione di denaro pubblico, sequestrando i loro stipendi, beni mobili e immobili propri e delle rispettive famiglie (si suppone che ne abbiano tratto benefici «il solido»). Solo così un Paese serio e democratico può pretendere di chiedere sacrifici agli Italiani ignari che vengono tirati in ballo solo quando c’è da pagare e  sempre di notte come i cospiratori.

Il referendum è stato un segnale inequivocabile che non bisogna scherzare con il popolo che spesso è bue muto, ma quando s’infuria perché i politici pensano di menarlo per il naso, diventa un toro infuriato che nessuno trattiene e si reca alle urne anche trascinandosi per sgonfiare i palloni gonfiati e i saccenti che si credono furbi. Se tutto questo è un buon Natale, buon Natale a tutti.

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