Tra Davide e Golia, Fedez sta col primo, il pastorello che tira fuori un sasso dalla bisaccia e sconfigge il gigante. Perché a oggi “lo stato dei fatti tra Siae e Soundreef è proprio questo: Davide contro Golia”, spiega il rapper milanese re delle classifiche. Sono passati più di sette mesi dalla scelta fatta il 29 aprile e annunciata con un’affollatissima conferenza stampa. Ed è il momento di iniziare a verificare lo stato dell’arte. Dalla primavera scorsa, a occuparsi della raccolta dei suoi diritti d’autore non ci pensa più la pubblica e vetusta Siae, ma la start up fondata da Davide D’Atri e riconosciuta dal governo inglese nel 2016: “Quando ho fatto la mia scelta sapevo i rischi che avrei corso e sapevo anche che molti dei miei colleghi non sarebbero stati disposti a giocare questa partita. Ma qualcuno doveva pur prendersela, questa responsabilità. Andava fatto, soprattutto per tutelare i giovani“.

Fedez, l’uomo dei grandi numeri: Vorrei ma non posto, primo singolo estratto da Comunisti col Rolex, album che lo vede in coppia con J-Ax, ha superato 120 milioni di visualizzazioni su Youtube e messo via svariati platini. Fedez, il navigato giudice di X Factor: ieri sera l’ultima puntata del talent targato SkyUno. Fedez, il primo che dice addio alla Siae. Scelta giusta? “Il mio con Soundreef è ancora un rapporto neonato, certo, ed è presto per tirare le somme. Il primo brano rendicontato è stato “Vorrei ma non posto“e adesso è la volta di “Assenzio“, ma bisogna aspettare gli altri brani che usciranno quest’anno”. Ciò che si può dire, intanto, è che non c’è nessun pentimento, anzi: “C’è una trasparenza nel modo di lavorare di Soundreef che non ho mai trovato in Siae. Io non voglio demonizzare Siae perché non trovo corretto schierarsi a favore dell’una né dell’altra, ma credo bisogni affrontare questo argomento per far capire che la concorrenza non può che fare bene al sistema e allo stesso ente pubblico. Da quando Soundreef è entrata nel mercato italiano, Siae ha lanciato l’iscrizione gratuita per gli under 30 e il borderò elettronico e ha cominciato a mettere in atto un’operazione di svecchiamento che non avrebbe mai fatto. Una quinta cinematografica, certo, ma è già qualcosa”

“Non sono un economista, so che la liberalizzazione selvaggia non è cosa saggia – continua, sorridendo per la rima involontaria – ma so anche che la concorrenza non può che fare bene al settore”. Così anche Rovazzi e Gigi D’Alessio hanno scelto Soundreef e ora Fedez spera che in molti seguano il loro esempio. Oggi, del resto, gli autori ed editori italiani sono liberi di farsi rappresentare da chi vogliono. Governo e Parlamento non hanno ancora recepito una direttiva europea, la Barnier, che sancisce l’apertura del mercato della raccolta e gestione dei diritti d’autore sulle opere musicali a operatori privati (valore stimato nella Ue circa 5 miliardi di euro).  Ma, come spiegano i tecnici del diritto, gran parte delle disposizioni contenute nella direttiva sono egualmente applicabili, pur in assenza di una legge italiana. In poche parole, si può scegliere.

E la cosa non è di poco conto se si pensa che il monopolio Siae c’è, per dirla alla Fedez, dai tempi di Garibaldi. “Sai qual è il punto? – prosegue con tono deciso e con la prontezza di chi si è a lungo documentato sull’argomento – In Italia il dibattito non è diventato d’interesse generale perché si pensa che la cattiva gestione, il clientelismo e le radici impolverate di Siae vadano a gravare solo sulle spalle ‘dei Vasco Rossi’ e ‘dei Ligabue’, ma il problema vero è quello che non viene ripartito tra i “piccoli”. “Ho letto diversi articoli di giornale dove si racconta di come Siae faccia speculazione finanziaria con i soldi degli associati. Ora – prosegue Fedez – Siae è un’associazione non a scopo di lucro e dovrebbero essere gli associati a prendere decisioni. Dove sta scritto che i soldi degli artisti debbano essere investiti per speculazioni finanziarie? E se dovessero andare persi questi soldi? Se si dovesse andare in perdita? E se invece questi investimenti dovessero andare a buon fine e dovessero quindi esserci degli utili, si pensa davvero che Siae li ripartirebbe? E con chi? A me non è mai arrivato un soldo in più per investimenti fatti e speculazioni finanziarie“.

Fedez attacca ancora. Si chiede perché nessuno abbia messo gli occhi sulla posizione di Filippo Sugar: “Ti sembra normale che uno dei più importanti editori d’Italia gestisca la più grande società di collecting e di edizioni italiana? Perché nessuno ha mai parlato del fatto che Filippo Sugar è anche un grande editore? Come mai nessuno ha mai portato alla luce questo conflitto d’interessi? Per quanto competente e bravo sia, Filippo Sugar deve scegliere il suo mestiere. O fa l’editore o fa il presidente di Siae“.

E il rapper si chiede anche come mai la direttiva europea ci metta tanto a diventare legge. Ricorda che il ministro Dario Franceschini in primavera, davanti alle commissioni affari europei e cultura della Camera, ha spiegato di aver cambiato idea. A inizio del suo mandato pensava che il mercato andasse liberalizzato. Poi, come ha scritto L’Espresso, è invece giunto alla conclusione che la Siae andasse difesa, perché rappresenta “un’eccezione che tutta Europa ci invidia”. Un’eccezione che, per il ministro, ha solo la necessità di essere profondamente riformata. Così, anche se Franceschini nei mesi successivi è apparso più morbido (dopo un parere dell’Antitrust è stato approvato un Ordine del giorno in favore della liberalizzazione), Fedez teme la combine.  

Il ragionamento di Franceschini non mi convince – dice il rapper – Mi chiedo oltretutto come mai il ministro non si sia reso conto di trovarsi una posizione di conflitto d’interessi. Sua moglie, Michela Di Biase, cura le relazioni esterne della Fondazione Sorgente Group, la fondazione di una holding che, tramite una controllata, lavora per la Siae. La posizione di Franceschini assume un senso solo nel momento in cui sua moglie lavora con Siae. Perché sennò non ha un senso politico, civile e rispetto alle direttive europee”. L’accusa è diretta. Il rifermento è tutto per il piccolo impero societario di Valter Mainetti, l’editore de Il Foglio. Sul sito di Sorgente sgr, una delle società di Maienetti, si legge: “Aida e Norma sono due nuovi fondi ad apporto, il primo destinato alla razionalizzazione dei patrimoni della Siae, il secondo a quello del Fondo Pensione per il personale di ruolo della Siae”. Fedez si inalbera e denuncia: “Come si fa a non pensare che quello che sta accadendo si spiega con il sistema clientelare italiano di cui anche Siae fa parte? Io non ci sto. Se questo non è un conflitto di interessi, qualcuno dovrà spiegarmi che cos’è“. Questa è l’accusa. Ora si attendono risposte.

 

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