Donald Trump muove i primi passi in politica estera da capo della Casa Bianca. Lo fa, annunciando un nuovo colpo all’eredità politica di Barack Obama, con un messaggio via Twitter all’Avana: “Se Cuba non è disponibile a stringere un accordo migliore per il popolo cubano, per i cubano-americani e per l’insieme degli Stati Uniti, allora metterò fine all’accordo”. Il presidente eletto, che aveva definito “dittatore brutale” Fidel Castro poche ore dopo l’annuncio della sua scomparsa, ha lasciato intendere che, se non vi saranno correzioni all’intesa, potrebbe metter fine al disgelo con il regime cubano avviato da un ordine esecutivo firmato dal presidente uscente.

Nel suo tweet Trump non ha precisato a quali miglioramenti si riferisce, se solo a quelli sui diritti umani – come ha detto finora il suo entourage – o anche economici, con ulteriori concessioni da parte dell’Avana. Obama e il presidente cubano Raul Castro avevano annunciato l’inizio di un processo di normalizzazione della relazioni tra Usa e Cuba il 17 dicembre 2014. Un disgelo arrivato dopo lunghi negoziati segreti con l’aiuto del Vaticano e concretizzatosi poi in un ordine esecutivo con cui il presidente Usa ha revocato tutta una serie di restrizioni in campo finanziario, commerciale e turistico, compreso il ripristino dei voli di linea diretti. Riaperta anche l’ambasciata Usa all’Avana.

In campagna elettorale Trump, alla ricerca di voti in Florida, Stato in cui vive la più grande comunità di esuli cubani d’America, aveva promesso che avrebbe revocato le misure esecutive adottate da Obama a proposito di Cuba “se il regime dei Castro” non avrebbe ripristinato “le libertà sull’isola”. Il futuro capo di Gabinetto di Trump, Reince Priebus, ha detto domenica che Trump aspetterà di vedere “alcuni movimenti” nel governo cubano a proposito di libertà sull’isola per decidere come saranno le relazioni fra i due Paesi e, se non ce ne saranno, ribalterà l’avvicinamento fra i due Paesi cominciato a dicembre del 2014. “Non avremo un accordo unilaterale con Cuba senza alcuni cambiamenti nel suo governo”, ha detto Priebus all’emittente Fox, senza però menzionare i temi precisi ai quali si riferiva.

Il presidente eletto denuncia brogli elettorali – “Milioni di persone che hanno votato illegalmente” hanno contribuito alla vittoria di Hillary Clinton nel voto popolare. Dopo aver più volte ripetuto in campagna elettorale che la rivale avrebbe potuto “truccare le elezioni” e aver affermato di essere disposto a riconoscere il risultato elettorale solo nel caso fosse stato lui a vincere, Donald Trump denuncia brogli elettorali.

Il 26 novembre la campagna della candidata democratica – che secondo Dave Wasserman del Cook Political Report ha totalizzato 2 milioni di voti in più dell’avversario nel voto popolare – ha annunciato la volontà di partecipare al riconteggio dei voti in Winsconsin promosso dalla candidata verde Jill Stein. Ora arriva la risposta del tycoon: “Oltre ad aver vinto in maniera schiacciante nel Collegio Elettorale, ho vinto anche il voto popolare, se togliete i milioni di persone che hanno votato illegalmente”, ha scritto il presidente eletto su Twitter. Per poi tornare alcune ore più tardi sulle sue accuse: “Gravi brogli elettorali in Virginia, New Hampshire e California – perché i media non ne parlano? Gravi pregiudizi, grosso problema!”.

Alla base delle affermazioni di Trump, vi sarebbero ancora una volta notizie non verificate, se non addirittura false, circolate sui social media. Tutto è partito, scrive il Washington Post, da un tweet con cui Gregg Phillips, ex vice capo della commissione Sanità del Texas, che il 13 novembre ha affermato che la sua organizzazione chiamata VoteStand aveva riscontrato, in un database di 180 milioni di elettori tre milioni di non cittadini. Affermazioni per le quali ad oggi non ha fornito alcuna prova. Il suo tweet è stato ripreso dal sito InfoWars, sito specializzato in teorie complottiste, e poi, il 14 novembre come notizia di apertura dal Drudge Report, il sito scandalistico storicamente vicino alla destra diventato famoso negli anni ’90 per essere stato il primo a rivelare la vicenda di Monica Lewinsky. La Casa Bianca ha replicato tramite il portavoce: Josh Earnest, “Non sono state prodotte prove per comprovare le denunce”.

Comincia il riconteggio dei voti in Wisconsin – Il riconteggio dei voti in Wisconsin, chiesto formalmente da Jill Stein, dovrà essere concluso entro il 13 dicembre: è questa la deadline prevista dalla legge federale. Le operazioni per riesaminare le preferenze cominceranno nelle prossime ore con la riunione della commissione ad hoc. La candidata dei verdi intende chiedere il riconteggio anche in Michigan e in Pennsylvania.

 

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