Salvo sorprese dal voto in aula, l’Autorità nazionale anticorruzione potrà cominciare a utilizzare parte dei fondi per 82 milioni di euro che ha già in cassa, che erano bloccati per effetto del decreto Madia del 2014 e che il presidente Raffaele Cantone chiedeva insistentemente da mesi di liberare, arrivando a lanciare un paio di settimane fa l’allarme su un’Autorità “alla canna del gas”. La Commissione bilancio della Camera, in sede di conversione in legge del Decreto fiscale, ha approvato infatti, in versione riformulata, l’emendamento presentato da Rocco Palese dei Conservatori e riformisti che permetterà di disinnescare gli effetti della norma sulla razionalizzazione della spesa pubblica. Cantone e i suoi potranno pescare da quel tesoretto “un milione di euro per l’anno 2016” e “10 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2017”.

Anac, il cui bilancio da 88 milioni di euro l’anno è foraggiato per la grande maggioranza dai contributi della aziende e degli enti oggetto di vigilanza, potrà utilizzare i fondi ritrovati “per rafforzare la struttura alla luce delle competenze affidatele dal nuovo codice degli appalti“, commenta Palese. Il governo, sottolinea il vicepresidente della Commissione bilancio, “non aveva inserito questa norma né nel decreto fiscale né nella Legge di bilancio”. A questo punto, conclude, “mi auguro e sono certo, sarà approvato anche dall’Aula”.

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