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Call center, Calenda: “Troppi ritardi per il ddl, subito nuova legge. Tolleranza zero con aziende che non rispettano norme”

Il ministro dello Sviluppo: "Il testo sulla concorrenza non discusso in Parlamento, serve un altro provvedimento. Ma le imprese devono rispettare i contratti e le regole sulle delocalizzazioni"
Call center, Calenda: “Troppi ritardi per il ddl, subito nuova legge. Tolleranza zero con aziende che non rispettano norme”
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Il disegno di legge sulla concorrenza si è perso in Parlamento ed è lontano dal vedere la luce. E nel frattempo la questione dei call center rischia di esplodere una volta per tutte. L’ultimo caso, enorme, è quello di Almaviva, con l’azienda che ha annunciato la chiusura delle sedi di Roma e Napoli e il taglio di 2.500 dipendenti. Ma i sindacati estendono l’allarme e parlano di 80mila posti di lavoro a rischio in tutto il settore. Così il governo deve accelerare, sostituire i partiti in Parlamento e rinunciare a inserire le normative per la regolarizzazione del comparto attraverso il percorso del ddl, diventato ancora più lungo di quanto ci si aspettava. Da qui l’annuncio di “un altro provvedimento”. Nel testo che il ministero si appresta a portare all’approvazione saranno inserite norme sulla delocalizzazione e anche sugli ammortizzatori sociali.

Tolleranza zero” è la parola d’ordine del ministro dello Sviluppo Carlo Calenda che lunedì ha già incontrato i rappresentanti delle aziende committenti dei servizi di call center insieme alla sua vice Teresa Bellanova. Già in quella sede Calenda era stato perentorio nell’indicare la linea della severità nei confronti di chi continuerà a procedere con gare che “permettendo aggiudicazioni a prezzi al di sotto dei livelli di retribuzione indicati dai contratti nazionali di lavoro più rappresentativi, consentono alle aziende fornitrici di applicare i cosiddetti ‘contratti pirata‘”.

Calenda e Bellanova, spiegano dal ministero, hanno indicato la necessità che “le eventuali distorsioni esistenti vengano eliminate nel più breve tempo possibile”. Il ministro ha anche inviato a inizio mese una comunicazione agli amministratori delegati delle maggiori aziende committenti pubbliche e private coinvolte sollecitandole al rispetto della norma che contrasta le delocalizzazioni in Paesi extraeuropei e invitandoli a predisporre quanto necessario a consentire all’utente finale di scegliere che il servizio richiesto sia reso tramite un operatore collocato in Italia.

Il Mise, si legge ancora, “è da tempo impegnato a gestire le singole crisi di aziende del settore, che continueranno ad essere trattate con incontri dedicati finalizzati alla ricerca di positive soluzioni di tutte le situazioni di disagio occupazionale anche in virtù della recente approvazione della clausola sociale“. Il ministero, insomma, “sta presidiando con grande attenzione il settore dei call center attraverso l’attuazione di interventi idonei a contrastare il fenomeno della delocalizzazione e azioni mirate a mitigare l’impatto sociale provocato dalla profonda crisi che sta attraversando il settore”.

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