Mentre il governo si appresta a varare un nuovo condono non disdegnando i probabili proventi di reato, dalla relazione annuale sull’evasione fiscale e contributiva, emerge che in Italia la differenza tra le imposte che dovrebbero essere versate e quelle effettivamente pagate (il cosiddetto tax gap) si attesta su una media annua di 108,7 miliardi di euro, dei quali 98,3 miliardi sarebbero dovuti ai principali tributi, 10,4 ai contributi. La relazione evidenzia anche che tra il 2012 e il 2013 l’incremento delle mancate entrate tributarie è salito di 2,5 miliardi. Il confronto non avviene con il 2014 perché manca ancora il dato del lavoro dipendente irregolare.

Dal documento allegato alla Nota di aggiornamento del Def e riferito agli anni 2010-2014, emerge che l’imposta più evasa è l’Iva con un ”tax gap” medio che nel 2012-13 era a 39,9 miliardi, per poi salire a 40,2 miliardi nel 2014. Segue l’Irpef che vale complessivamente 31 miliardi. Ma di questi 27,2 miliardi, che salgono 30,7 miliardi nel 2014, sono relativi al solo Irpef del lavoro autonomo e d’impresa, area in cui la ”propensione al gap” è al 59,5 per cento. Il tax gap relativo all’imposta sui redditi delle società, l’Ires, vede invece valori medi pari a 14 miliari del 2012-13, che calano a 10 miliardi nel 2014. L’Irpef sui dipendenti mostra un “gap” di circa 3,9 miliardi che è ovviamente superato sia dall’Irap (8,5 miliardi) sia dall’Imu (4,6 miliardi).

Invece gli errori fatti ma anche le tasse dichiarate e non versate ammontano complessivamente a 12,4 miliardi per le principali imposte (Irpef, Ires, Iva e Irap). La stima non tiene conto delle altre imposte (come l’Imu) e i contributi. Questa quota vale in media 1,5 miliardi nell’Irpef dei lavoratori autonomi, 1,3 miliardi nell’Ires, 8,0 miliardi nell’Iva e 1,6 miliardi nell’Irap.

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