“Sui curriculum non ci sarà l’età, né ci sarà scritto se il candidato è uomo o donna. Ma siccome in Italia il nome più che in altri posti indica se uno è uomo o donna, non ci sarà neppure quello”. Debutta a Bologna la prima nomina politico-amministrativa la scelta dei Cv al buio. E a proporlo è stata Emily Clancy, 25 anni, italo-canadese ed eletta a giugno un po’ a sorpresa in Coalizione civica, la lista di sinistra alternativa al Partito democratico. “A dire il vero ho proposto di togliere il nome dal Cv anche perché a Bologna ci si conosce tutti, e nel bene o nel male, saremmo potuti essere influenzati da simpatie o antipatie”, spiega a IlFattoQuotidiano.it la consigliera.

Nei giorni scorsi la Commissione Affari generali del Comune doveva decidere le linee guida per la valutazione dei curricula nella formazione del Comitato dei garanti. Una nomina importante visto che il comitato in questione, composto da cinque membri, decide gli eventuali referendum consultivi comunali. Alcuni anni fa dovette per esempio decidere sull’ammissibilità della consultazione sui finanziamenti alle scuole private che divise la città (e vide il sindaco Pd Virginio Merola sconfitto). “Durante la seduta gli altri consiglieri proponevano criteri che mi sembravano un po’ ad personam. Allora ho preso la parola e ne ho proposto uno che ho studiato a Londra: lì l’età e spesso anche il genere non si scrivono sul curriculum. Anzi, se ci metti su la foto, il cv viene proprio scartato”.

La consigliera Clancy, che oggi è praticante avvocato, ha costruito la sua carriera universitaria in legge – in parte a Bologna in parte nella capitale britannica – proprio sul diritto anti-discriminazione. “In Inghilterra c’è un termine, ageism, che identifica proprio la discriminzione per età: si può essere scartati perché troppo giovani, o magari pagati meno, o perché si è vicini alla pensione”. Non c’è tuttavia solo la passione universitaria dietro la proposta dell’esponente di Coalizione civica. James Clancy, zio canadese della giovane consigliera, è un leader sindacale del pubblico impiego e durante le vacanze estive Clancy ha fatto spesso volontariato nel sindacato, imparando a conoscere le regole del welfare canadese.

Sta di fatto che a Bologna e in Italia un sistema di scelta del genere, completamente anonimo non era mai stato adottato. Alla proposta di Clancy qualcuno in commissione ha storto un po’ il naso. Tuttavia quando la leghista Lucia Borgonzoni, presidente della Commissione, ha messo ai voti, l’idea è passata all’unanimità con la sola astensione di una consigliera Pd. “Era preoccupata che in questo modo saltassero le cosiddette Quote rosa”, spiega Clancy. “Basta fare una graduatoria un po’ più ampia, rispetto ai soli cinque, e se per ipotesi dovessero risultare selezionati solo uomini o sole donne, si andrà avanti nella graduatoria fino a ricomporre un equilibrio”, spiega Clancy.

Una volta scelti i curriculum, saranno svelate le identità e la rosa dei cinque nomi sarà votata in Commissione e, se non dovesse bastare anche in consiglio comunale. Dopo questa prima volta il criterio dell’anonimato potrebbe entrare in molti altri settori dell’amministrazione pubblica. “Ovviamente – conclude la consigliera – il criterio del cv anonimo non può valere sempre. Per esempio non nelle nomine fiduciarie. Tuttavia mi sembra così strano che una semplice proposta un po’ liberale, venga vista in Italia con così tanto scalpore”.

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