Episodio 1. In settimana un retroscena su Libero ha raccontato che Berlusconi, tramite Sestino Giacomoni, avrebbe telefonato ai big azzurri per invitarli a non andare alla convention di Stefano Parisi in programma il 16 e 17 settembre a Milano il cui titolo è “Megawatt, energie per l’Italia”. Motivo: preservare l’immagine nuovista del manager, che verrebbe offuscata se di fianco si trovasse Gasparri, Brunetta, Romani & C. Sentite cosa risponde Maurizio Gasparri: “Ah ah… io non ho ricevuto nessuna telefonata. E comunque se a qualcuno venisse in mente di alzare il telefono per tenere alla larga certe persone da Parisi, dovrebbe chiamare quelli che gli vanno dietro. Non faccio nomi per carità di patria, ma sono tutte seconde e terze file del partito. Averli come ospiti alla convention equivarrebbe a un flop. Io fossi Parisi li terrei lontani…”.

Episodio 2. Mercoledì, nel redivivo Mattinale, creatura che gli era stata sottratta e che ora è tornata saldamente nelle sue mani, Renato Brunetta inaugurava una rubrica, “Quid & Megawatt”, con evidente relazione tra il quid (quello che secondo Berlusconi non aveva Alfano) in relazione all’ex candidato milanese. Il sottotesto brunettiano è che, naturalmente, pure a Parisi manca il quid. La perfida rubrichetta, però, il giorno dopo sparisce. Ordine di Silvio? Ah saperlo, direbbe Dagospia.

Episodio 3. Oggi Vittorio Feltri spara un titolo di apertura di Libero che recita: “La rivolta dei falliti”. E i falliti in questione sono proprio quelli che si oppongono a Parisi e l’hanno tenuto nel mirino per tutta l’estate. “Chi osteggia Parisi imputandogli di aver ricevuto il battesimo dal Cavaliere è come il bue che dice cornuto all’asino (…) è in atto una rivolta dei falliti, politici di risulta che dopo aver ammazzato il partito tentano pure di sotterrarlo: vadano a nascondersi prima di essere rottamati”. Il direttore di Libero non usa il fioretto.

Tre scene illuminanti per capire il clima da lunghi coltelli che in questi giorni sta agitando Forza Italia in vista dell’appuntamento del prossimo week end, quando a Milano “Mister Chili” (la sua società di video on demand) radunerà politici e società civile intorno al suo progetto di rilancio di Forza Italia e del centrodestra. Parisi è stato cannoneggiato per tutta l’estate, ma è proprio adesso che il fuoco di fila contro di lui si sta facendo più intenso. Insomma, la vecchia guardia del partito gli fa la guerra e sono in tanti a sperare che la sua iniziativa si tramuti in un flop. Giocando di sponda con Matteo Salvini, anch’egli abile e arruolato tra i detrattori di Parisi, che il capo leghista teme come competitor nella corsa alla leadership della coalizione.

Nel frattempo tutti negano le presunte telefonate giunte da Villa La Certosa. “Non mi ha chiamato nessuno, ma del resto non ce n’è bisogno. Non ho alcuna intenzione di andare alla convention parisiana. Quella è un’iniziativa fuori da Forza Italia e noi non c’entriamo nulla”, risponde Paolo Romani. “Nessuna telefonata”, taglia corto Renato Brunetta. “Anche il mio telefono non ha squillato”, dice Altero Matteoli, che sottolinea: “Non andrò a Milano perché non capisco cosa vuole fare Parisi. Forza Italia ha una classe dirigente in grado di rilanciare il partito da sola, non c’è bisogno di un papa straniero. Se poi Parisi vuole essere aggiuntivo… Ma non venga a farci la lezione”. E sul presunto nuovismo di Parisi che Berlusconi vorrebbe preservare, Giovanni Toti è addirittura irridente: “Quando lui era direttore generale di Confindustria io andavo ancora al liceo”. Personaggi di peso, tutti contro il manager, cui vanno aggiunti Daniela Santanché, il neo riacquisto Renato Schifani e Laura Ravetto.

Poi ci sono altri due tronconi: chi sta in attesa in maniera assai diplomatica, come Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna e Deborah Bergamini, e coloro che, chi più e chi meno, si stanno posizionando dalla parte dell’ex ad di Fastweb. Tra questi Antonio Tajani (che oggi ospita Parisi nella sua convention di Fiuggi), la deputata Elena Centemero, Stefania Prestigiacomo (“Stefano è l’uomo giusto. E poi c’è Silvio”, dice in un’intervista), Anna Maria Bernini, Renata Polverini, Lara Comi, Gregorio Fontana e Francesco Giro. Tutti loro, o quasi, saranno a Milano. “Mi sorprenderebbe assai vedere a Megawatt alcuni di quelli che hanno cannoneggiato Parisi tutta l’estate. A Milano ci saranno quelli che stanno dalla sua parte, ma senza eccessi: resteremo nelle retrovie. Protagonista dovrà essere la società civile”, osserva Giro. Che non ha dubbi sulla posizione di Berlusconi, che proprio questa settimana ha visto Parisi spronandolo ad andare avanti: “Il Cav sta con lui”.

Anche se poi Berlusconi, cui Parisi ha appena presentato un dossier sulla situazione economica del partito, si sa com’è fatto: da una parte rinnova la fiducia al manager, dall’altro rassicura la vecchia guarda dicendo che “Parisi si muove in maniera autonoma”. Sta di fatto che, telefonate o meno, il leader di Fi ha dato la sua benedizione al manager e a Milano non vuole vedere vecchie facce. “Meno politici ci sono e meglio è. Deve emergere il nuovo e la società civile che si sta coagulando intorno a Stefano”, conferma Antonio Tajani. Ma dell’input berlusconiano viene data anche un’altra lettura: l’ex Cav a Milano non vorrebbe vedere nemmeno i forzisti pro Parisi, perché questo sancirebbe ufficialmente la nascita di una corrente parisiana nel partito azzurro. Cosa che però, a scorrere gli eventi delle ultime settimane, è già nei fatti. “In Forza Italia è in atto una guerra tra le cariatidi che si fingono berlusconiane e Parisi”, scrive Vittorio Feltri sempre nell’editoriale di oggi, articolo che è andato di traverso a tutta la vecchia guardia del partito.

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