Più di un anno fa i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano gli avevano negato la sospensione della pena o una perizia per approfondire il suo stato di salute, dato che era dimagrito 40 chili perché aveva rifiutato la dentiera. E aveva così compromesso la sua capacità di alimentarsi. Ma è morto in ospedale nella notte tra l’1 e il 2 agosto il 60enne condannato all’ergastolo e detenuto in carcere a Vigevano, operato a maggio per un tumore al polmone.

A dare la notizia del decesso è stato il suo legale, Andrea Dondè. Ha spiegato che il suo assistito ha subito l’intervento quando oramai la malattia era in fase avanzata e che le sue condizioni di salute sono rimaste critiche. Il 10 aprile del 2015 la richiesta del legale era stata respinta con un’ordinanza secondo la quale mancavano le condizioni di incompatibilità tra lo stato di salute del sessantenne e il carcere.

Nel provvedimento si attribuiva infatti il dimagrimento al rifiuto dell’uomo, con problemi piscologici, non solo di mettere una protesi dentaria, ma anche di adeguarsi ad altre prescrizioni mediche, come l’astensione dal fumo, consigliata dai medici dai quali era “costantemente monitorato” anche perché era affetto da una broncopneumopatia, una malattia progressiva che causa problemi respiratori. Per la vicenda l’avvocato Dondè critica, non tanto la magistratura ma “le strutture sanitarie all’interno delle carceri che operano senza controlli adeguati”.

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