Ancora richiami in America, ancora per colpa degli airbag. Non accenna a concludersi la vicenda che dura da oltre tre anni e coinvolge la Takata, anche se molte case automobilistiche nel frattempo hanno smesso di rivolgersi al fornitore giapponese, che ha provocato il richiamo di milioni di veicoli in tutto il mondo appartenenti a oltre una dozzina di costruttori. E almeno 10 vittime e 139 feriti stimati.
Tocca ora a FCA richiamare 4,3 milioni di veicoli prodotti negli anni passati negli Stati Uniti, per sostituire proprio gli airbag del lato passeggero dopo la comunicazione di difetti da parte del fornitore nipponico. E’ stata la stessa azienda italo-americana ad annunciarlo con una nota, in cui aggiunge di non “essere a conoscenza di alcun incidente che avrebbe coinvolto i veicoli soggetti alla campagna di ritiro”. Intanto, il titolo Fca ha fatto segnare un -1,19% in Borsa.
Ma non è solo Fca ad essere coinvolta: secondo i documenti pubblicati dalle autorità americane sono sette i marchi toccati da questa nuova ondata di richiami. Tra cui Honda, che ha annunciato il richiamo di quattro milioni e mezzo di veicoli per lo stesso problema. Un problema particolarmente sentito negli Stati Uniti, dove gli analisti stimano un parco auto “difettato” di dimensioni monstre: tra i 35 e i 40 milioni di vetture potenzialmente affette dai problemi di gonfiaggio e rischio esplosione degli airbag fabbricati dalla Takata.
Finora, comunque, i dati resi noti dall’autorità nazionale americana dei trasporti NHTSA, che ha predisposto una massiccia campagna di richiami da qui al 2019, sono impressionanti: dal 2013 fino al 20 maggio scorso negli Usa sono state effettuate ben 8.432.805 riparazioni su airbag difettosi della Takata, di cui poco più di un milione su veicoli FCA e 5,7 milioni di veicoli Honda. Coinvolti anche Toyota, Gm, Bmw, Ford, Daimler (van e trucks), Mazda, Mitsubishi, Nissan e Subaru.
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