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Film, in tv è evento emotivo o con effetto rivisitazione. Perché ormai è on demand

Film, in tv è evento emotivo o con effetto rivisitazione. Perché ormai è on demand
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È da un bel po’ di tempo che gli esperti affermano che il film, quello classico proveniente dal cinematografo, ormai stia alla tv generalista come i cavoli alla merenda. Eh sì che proprio la televisione italiana si trovò per oltre un ventennio (dall’inizio degli anni ’80 alla fine dei ’90) ad adottare il film come un’arma strategica per tenere il suo pubblico. Basti dire che i due record d’ascolto dell’epoca erano detenuti dal primo Rambo e da Il nome della rosa.

Si ricorderà anche che proprio nel ’95 si andò a votare per un referendum improvvidamente voluto dagli avversari di Berlusconi, per impedire alla tv di spezzare i film con le sequenze di spot, in base al criterio che le emozioni narrative, costate riflessione e fatica agli autori del cinema, non potessero essere mai interrotte senza essere falsate e tradite. Ma una solida maggioranza di elettori/spettatori respinse la proposta di impedire la pubblicità nei film, forse perché erano tutti di facile contentatura dal lato delle emozioni, ma più probabilmente perché gli pareva che il fastidio della pubblicità consentisse comunque di vedere i film senza pagare.

Poco dopo, con l’inizio di una vera tv a pagamento, i film, pubblicità o non pubblicità, emozione o non emozione, cominciarono sempre più rapidamente a lasciare il palinsesto generalista per appostarsi nei pacchetti offerti da Sky e da Mediaset giacché, dopo il calcio volto a sedurre i mariti, era la merce più capace di convincere le madri di famiglia ad adottare parabola e/o decoder. Infine, è arrivato il Video on demand (Netflix e compagnia) che via internet offre film di genere, d’autore, per bambini, per adulti etc etc. Nel frattempo la tv generalista, ha per lo più sostituito i film con chilometrici talk show.

Tirando le somme, nella tv generalista oggi il film è impiegato in due modi: 1) come evento, se si tratta di titoli che hanno conquistato l’attenzione del pubblico attraverso il successo nelle sale (così è successo per Sorrentino e per Zalone che, promossi dall’Oscar o dal plebiscito dei botteghini, hanno ottenuto share altissimi); 2) come arma tattica (anche perché dal costo contenuto): a volte a casaccio, tanto per riempire, più raramente con una idea in testa.

Che forse ha aleggiato a La7 quando hanno deciso di trasmettere Il silenzio degli innocenti, film del ’91, la sera del 1° Maggio, ottenendo con poco sforzo il 2% di share grazie all’effetto rivisitazione per quelli che all’epoca stavano fra i trenta e i quaranta anni, quando erano abbastanza adulti per puntare ai film di qualità ma ancora abbastanza giovani per farsene formare, assorbendo sensazioni e riflessioni pronte a riemergere al tocco del ricordo.

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