Chi è stato giovane fra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta non può perdersi la formidabile accoppiata. Sul monitor (tv o computer): Vinyl, la serie prodotta da Martin Scorsese e Mick Jagger (e trasmessa da Sky) che ruota attorno all’ambiente discografico della New York di quegli anni. Sul tavolo (tavolino, comodino): Pics Off il libro fotografico (ma non solo) sull’estetica della nuova onda punk (ma anche rock), curato da Matteo Torcinovich e pubblicato da Nomos Edizioni. Un tuffo nel passato che non dispiacerà nemmeno a chi è giovane oggi e che quella musica ancora ascolta (David Bowie, Elvis Costello, i Ramones) ma che non ignora chi erano Iggy Pop e Blondie , i Plastics e Nina Hagen, The Cure, Joe Jackson. E che resterà affascinato dalla miriade di gruppi e artisti dalla vita breve e intensa, incredibilmente simili alla band di fantasia protagonista di Vinyl: i Nasty Bits, il cui leader è interpretato da James Jagger. Tutto si tiene.

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La serie è fantastica, causa dipendenza esattamente come le droghe consumate a fiumi in ogni episodio. Ma il libro è un piccolo gioiello. Sarebbe interessante già solo per le immagini: le copertine (e molti altri scatti preparatori) dei vinili di capolavori e di dischi dimenticati, con i colori, l’abbigliamento, le pose (l’estetica, appunto) che caratterizzano quegli anni. Ma il bello viene dalle altre foto scattate e scartate e dal racconto che gli autori delle immagini fanno del backstage dei servizi fotografici. Come il ricordo di Roberta Bayley, la più importante fotografa dell’epoca punk, autrice della copertina del primo LP dei Ramones, riconosciuto dalla rivista Rolling Stone ‘tra i cento migliori dell’epoca rock’. I Ramones non si fidavano di lei, allora sconosciuta, al punto che chiesero, senza ottenerlo, un altro fotografo. Bayley scartò la location allestita in un loft e portò la band in un’area giochi: ‘scattai due rullini di pellicola, e il dodicesimo fotogramma era la copertina dell’album. Era il ventottesimo rullino che scattavo da professionista. Mi pagarono 125 dollari’.

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Di Martyn Goddard è la foto di copertina del libro, che fu anche la copertina di Parallel Lines dei Blondie, con Debbie che bacia l’LP vergine. E sempre lui è l’autore dello scatto per la copertina di In the City (The Jam) del 1977. In quell’occasione, per questioni di budget Goddard s’improvvisò muratore: fu lui ad applicare su una parete del suo studio le piastrelle bianche sulle quali poi disegnò con la bomboletta il logo della band. Sempre del 1977 è un disco celeberrimo, Heroes, con l‘indimenticabile immagine di David Bowie: lo sguardo verso un punto indefinito, la mano alzata. La foto non venne eseguita espressamente per l’album: era stata scattata qualche mese prima in Giappone da Masayoshi Sukita in occasione del tour di Iggy Pop (altro artista molto presente nel libro) prodotto da Bowie. ‘Volevo solo scattare qualche ritratto di entrambi (…) Mi concessero un’ora di seduta per ciascuno. L’unica cosa che mi chiese David Bowie fu di preparare alcune giacche in pelle, mentre io non gli chiesi niente di speciale’. E fece bene: in quella copertina, e negli altri scatti, c’è tutto Bowie, magnetico e immortale.

Ben diversa la genesi della copertina di This Year’s model, secondo album di Elvis Costello (1978). ‘L’idea di lui che stava dietro la macchina fotografica era già stata scelta ‘racconta Chris Gabrin, autore delle foto ‘così decisi di dotare Elvis esattamente dello stesso treppiede e della stessa macchina che usavo io, per fungergli da specchio (…) Poco prima che cominciassimo a scattare Elvis mi chiese se avessi Hotel California degli Eagles e se potessi fargliela ascoltare. La scelta mi lasciava perplesso, finché mi disse che detestava il disco, ma nelle fotografie voleva apparire veramente incazzato e pieno di rabbia!’.

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