Con il passare delle ore i primi tasselli dello scacchiere libico sembrano sistemarsi in maniera favorevole a Fayez Al Sarraj, capo del governo di unità nazionale insediatosi mercoledì a Tripoli nella base navale di Abu Sittah. Il premier Khalifa Ghwell, ostile al governo voluto dalle Nazioni Unite, ha lasciato Tripoli, riferiscono diverse fonti, e – si legge sul sito di Libya Herald – “è tornato nella sua città natale a Misurata“. La cui milizia – la più imponente nel panorama libico, nei giorni scorsi aveva dichiarato il proprio appoggio al nascente governo di unità.

Stando al resoconto del sito, l’ufficio del premier “è stato occupato da elementi del comitato temporaneo della presidenza, i file e i computer sono stati confiscati”. La decisione di lasciare la capitale è arrivata “dopo che il consiglio degli anziani di Misurata ha minacciato di destituire” lo stesso Ghwell. “Gli hanno detto che era finita e doveva lasciare. Se non se ne fosse andato lo avrebbero rimosso”, afferma una fonte al quotidiano. La delegazione di Misurata si è “poi recata a piazza dei Martiri, dove uno dei leader delle milizie, Salah Badi, aveva organizzato una manifestazione contro Sarraj. Anche a lui hanno detto di andarsene, e Badi lo ha fatto”.

Negli uffici “del premier lungo Sikka Road sono arrivati ieri pomeriggio membri della Commissione sicurezza del Consiglio presidenziale” guidato da Al Sarraj e, prosegue Libya Herald, “sono stati posti i sigilli ai computer e ai documenti” presenti nella sede. Nel frattempo, prosegue il giornale, Serraj ha ricevuto ad Abu Sittah una serie di dignitari, primo tra tutti il governatore della Banca centrale libica Saddek Elkaber, rimasto al potere nonostante la decisione di rimuoverlo arrivata lo scorso giugno dal governo di Abdullah Al-Thinni. Serraj ha incontrato anche, secondo lo stesso giornale, i capi delle 13 municipalità di Tripoli e del Consiglio municipale di Tripoli.

Tasselli del domino che dovrebbe portare al consolidamento dell’esecutivo di Al Sarraj cominciano a muoversi anche nel resto del Paese. Altre 10 città costiere libiche, tra le quali Zawiya e Sabrata hanno formalmente rotto l’alleanza con il Congresso di Tripoli e deciso di sostenere il premier designato dall’Onu. In un comunicato, pubblicato dalla municipalità di Sabrata, i responsabili salutano l’arrivo a Tripoli del consiglio presidenziale libico e fanno appello al nuovo governo perché metta “fine a ogni conflitto armato nel Paese”.

Secondo Libya Herald, da Ajdabiya, nella parte orientale del Paese, anche Ibrahim al-Jathran ha annunciato il suo sostegno al governo di concordia. Il giornale online cita Ali Al-Hassi, portavoce del capo della cosiddetta Pfg, la Petroleum Facilities Guard. Al giovane al-Jathran, ex comandante che prese parte alla rivoluzione del 2011 contro Muammar Gheddafi, il passato governo centrale libico aveva affidato il compito di comandare una forza di polizia responsabile dei terminal petroliferi.

“Ci impegneremo a collaborare con il legittimo governo nazionale riconosciuto dalla comunità internazionale per fermare l’avanzata delle organizzazioni terroristiche, come l’Is, e la minaccia che rappresentano per le risorse libiche”, ha detto il portavoce in dichiarazioni pubblicate ieri dal giornale. Al-Jathran ha conosciuto il carcere durante il regime di Gheddafi. Il padre, Ibrahim Saeed, è oggi un personaggio influente ad Ajdabiya, mentre uno dei suoi fratelli, Salem, è il sindaco della città. Un altro fratello, Usama, è tra i leader del Consiglio della Shura dei rivoluzionari di Ajdabiya.

Secondo lo stesso quotidiano, Martin Kobler si è felicitato per l’arrivo di Sarraj a Tripoli, definendolo un “atto coraggioso” e ha sottolineato come quella militare sia l’unica strada possibile contro l’Isis. Parlando giovedì a Tunisi durante il terzo Libya Experts Development Cooperation Forum, l’inviato speciale dell’Onu per la Libia ha spiegato che non c’è piano B rispetto al riconoscimento del governo di unità nazionale da parte del parlamento di Tobruk, ma “non si può aspettare il voto se quest’ultimo lo blocca intenzionalmente”.

Sul piano della lotta allo Stato Islamico, ha spiegato ancora Kobler, l’azione di contrasto ai terroristi necessita “di una struttura di sicurezza unificata” da impiantare in Libia e di “armamenti moderni”, che possono arrivare solo se entra in carica un governo in grado di chiedere la fine dell’embargo sulle armi imposto al Paese. Ora, ha detto ancora Kobler, è arrivato il momento di agire: “Non può esserci che una soluzione militare nella lotta contro Isis e Ansar”. Queste organizzazioni terroristiche proliferano in situazioni di vuoto militare e politico, ha proseguito l’inviato delle Nazioni Unite, confermando che i miliziani sono “in gran parte stranieri” e che si tratta di “un’occupazione”.

Dagli Stati Uniti fa sentire la propria voce Matteo Renzi: “Sosteniamo tutti insieme lo sforzo del Governo di Al Sarraj, finalmente a Tripoli”, ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio, che è a Washington per il vertice sul nucleare, pubblicando una foto del suo incontro a Palazzo Chigi con Al Sarraj.

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