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Onde gravitazionali, scoperta storica: Fisici: “Come quando Galileo puntò al cielo il suo cannocchiale” - 4/7

A cento anni dalla pubblicazione della Relatività Generale, una delle poche previsioni della rivoluzionaria teoria di Albert Einstein che si era finora sottratta alla verifica sperimentale diretta, trova finalmente conferma. E l'Italia ha dato il suo contributo con l'Istituto nazionale di fisica nucleare
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Un cinguettìo dal cosmo profondo
Il primo segnale diretto di un’onda gravitazionale è brevissimo, della durata di una frazione di secondo, e ha una frequenza variabile dai 30 ai 250 Hz. Captato lo scorso 14 settembre, alle 10:51 ora italiana, è come un cinguettìo. È stato generato da due buchi neri che spiraleggiano l’uno intorno all’altro fino a scontrarsi a una velocità enorme, pari a circa la metà di quella della luce, fondendosi in un unico buco nero rotante che, prima di stabilizzarsi, vibra come una campana. Un vero e proprio terremoto cosmico che ha prodotto, anziché onde sismiche, onde gravitazionali. E nient’altro.

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Senza queste increspature dello spazio-tempo, quindi, non avremmo mai saputo nulla di questo cataclisma. Il fenomeno, infatti, non è stato accompagnato dall’emissione di altri tipi di segnali luminosi, anche a lunghezze d’onda invisibili all’occhio umano, come radiazione gamma o raggi X, né di particelle come i neutrini. E lo dimostra il fatto che decine di osservatori ottici tradizionali – sia terrestri che non, come i telescopi spaziali Fermi e Swift -, oppure osservatori per neutrini, come Icecube e Antares, subito allertati per osservare anch’essi la fusione tra i due buchi neri, dopo aver effettuato un’accurata radiografia del cielo, non hanno osservato nulla.

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