La scoperta di queste increspature del tessuto dello spazio-tempo, saltate fuori un secolo fa dalle equazioni di Einstein, e accolte inizialmente con scetticismo dallo stesso fisico tedesco, viene dagli Usa, dai due esperimenti gemelli Ligo (Laser interferometer gravitational-wave observatory). Ma parla anche italiano. Ligo è, infatti, parte di un network di osservatori di onde gravitazionali – gli esperti li chiamano interferometri laser – sparsi per il mondo, di cui un nodo importante è in Italia. È rappresentato dall’esperimento Virgo, un progetto nato da un’idea del fisico italiano Adalberto Giazotto e del francese Alain Brillet, e realizzato dall’Infn e dal Cnrs con il contributo del Nikhef (nei Paesi Bassi), in collaborazione con la Polish academy of sciences (in Polonia) e con il Wigner institute (in Ungheria).

L’antenna per onde gravitazionali Virgo – che fa capo a Ego e conta circa 250 fisici e ingegneri, quasi la metà dei quali Infn, provenienti da 19 laboratori europei -, i due interferometri gemelli Ligo negli Usa – a Hanford, nello stato di Washington, e a Livingston, in Louisiana – e il tedesco Geo600 ad Hannover funzionano, infatti, come un unico grande esperimento. I dati raccolti sono messi in comune e analizzati insieme. E insieme vengono pubblicati i risultati scientifici. Come sta avvenendo in queste ore con lo studio che illustra i dettagli della scoperta, accettato per la pubblicazione dalla rivista Physical review letters (Prl) e firmato da circa un migliaio di scienziati. Uno studio che contiene immagini destinate a essere ospitate in tutti i futuri libri di testo sulla Relatività Generale.

Einstein aveva ragione
“Abbiamo dimostrato sperimentalmente proprio quello che aveva predetto Einstein – commenta emozionato Fulvio Ricci, ricercatore dell’Infn coordinatore di Virgo -. Le equazioni della Relatività Generale descrivono perfettamente il segnale che abbiamo osservato. Anzi – sottolinea il fisico italiano -, sarebbe più corretto dire che abbiamo ascoltato, dato che il segnale ha una frequenza caratteristica delle onde acustiche”. “Sembrava una sfida impossibile – aggiunge Pia Astone, ricercatrice Infn che ha curato la redazione dell’articolo scientifico sulla scoperta assieme ad altri cinque colleghi di Virgo e Ligo -. Lo sosteneva lo stesso Einstein, che reputava questi segnali troppo deboli per una possibile rivelazione. Invece, siamo riusciti a catturarli”.

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