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Tango bond, Argentina offre 6,5 miliardi di dollari ai fondi statunitensi

La proposta che punta a chiudere la controversia comporta uno "sconto" superiore al 25%: il totale delle obbligazioni detenute dagli hedge fund è infatti di 9 miliardi di dollari. Nel luglio 2014 il mancato accordo sul pagamento riconosciuto ad alcuni creditori istituzionali dalla Corte suprema statunitense ha fatto scattare il secondo default del paese in tredici anni
Tango bond, Argentina offre 6,5 miliardi di dollari ai fondi statunitensi
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Dopo l‘accordo della settimana scorsa con 50mila risparmiatori italiani, l’Argentina ha proposto un accordo sui Tango bond anche agli hedge fund americani che hanno in portafoglio obbligazioni coinvolte dal default del debito risalente al 2001. L’offerta vale 6,5 miliardi di dollari e punta a chiudere la controversia in corso da anni con i fondi statunitensi che hanno respinto le due ristrutturazioni proposte nel 2005 e nel 2010 da Buenos Aires. Alcuni di questi hedge fund nel 2014 si sono visti riconoscere dalla Corte suprema Usa un risarcimento da 1,3 miliardi. E nel luglio dello stesso anno il mancato accordo sul pagamento ha fatto scattare il secondo default in tredici anni.

Il mediatore Daniel Pollack che ha definito la proposta una “svolta storica” nelle trattative. “E’ la prima volta in 15 anni che avanziamo una proposta”, ha sottolineato il segretario alle Finanze Luis Caputo secondo quanto riferisce il quotidiano Clarina. L’intesa comporterebbe un pagamento in contanti con uno sconto superiore al 25%, dal momento che il totale delle obbligazioni detenute dagli hedge fund è pari a 9 miliardi di dollari.

Tra i sei ‘fondi avvoltoio‘, definizione utilizzata dal governo di Christina Kirchner, che nel 2012 hanno ottenuto dal giudice di New York Thomas Griesa una sentenza di pagamento, due avrebbero già accettato l’offerta di Buenos Aires mentre il principale creditore, il fondo Nml, non ha ancora fatto sapere nulla. La proposta sarà sottoposta all’approvazione del parlamento argentino, dei gruppi di investitori e del giudice Griesa, che potrebbe cancellare l’ordine di pagamento e così permettere a Buenos Aires di tornare sui mercati dei capitali e di riprendere il pagamento degli interessi agli obbligazionisti che hanno accettato le precedenti ristrutturazioni.

Il mediatore Pollock ha spiegato di avere parlato per telefono con il neo-presidente Mauricio Macri, che sin dall’inizio del mandato non ha nascosto l’intenzione di chiudere questa pagina.

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