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Sindacalista licenziato, tribunale Ferrara ordina reintegro alla multinazionale: “Abuso del potere disciplinare”

Il giudice Alessandro D’Ancona ha accolto il ricorso di Luca Fiorini, accusato di aggressione durante un tavolo, e ordinato alla Basell di ritirare il provvedimento: "Netta inconciliabilità tra le versioni riportate dai sindacalisti e dai rappresentanti dell’azienda"
Sindacalista licenziato, tribunale Ferrara ordina reintegro alla multinazionale: “Abuso del potere disciplinare”
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Fu condotta antisindacale. Il tribunale del lavoro di Ferrara ha ordinato a Basell Poliolefine Italia il reintegro immediato di Luca Fiorini. È la conclusione delle dodici pagine con cui il giudice Alessandro D’Ancona ha accolto il ricorso contro il licenziamento proposto dal sindacalista della rsu della multinazionale della chimica insediata a Ferrara. La vicenda sollevò un coro di solidarietà nei confronti del sindacalista, tanto da far arrivare a Ferrara anche Susanna Camusso e il segretario nazionale della Filctem Emilio Miceli per proclamare lo sciopero unitario delle sigle confederali.

Il pomo della discordia venne lanciato durante una tesa riunione tra azienda e sindacalisti in merito al licenziamento di due dipendenti, deciso e poi revocato a metà dicembre. Nel corso di quel confronto si accesero i toni. Ci fu un contatto tra Fiorini e un dirigente, volarono parole. Tanto che secondo l’azienda il sindacalista, 52 anni, da 27 dipendente di Basell ed ex segretario provinciale dei chimici della Cgil, assunse “un comportamento deplorevole e inappropriato, violando la policy relativa alla violenza sul posto di lavoro”. La policy proibisce “qualsiasi azione quale attacchi fisici o assalti a un’altra persona (es. colpire, spingere, dare spintoni o calci)”.

Versione completamente diversa quella offerta di fronte al giudice dal diretto interessato, tanto da far parlare di una “netta inconciliabilità” (sono le parole della sentenza) tra le versioni riportate dai sindacalisti e dai rappresentanti dell’azienda. Secondo il ricorrente il confronto aveva già oltrepassato i limiti della discussione civile, al punto che una dirigente lanciò il cellulare sul tavolo affermando che le trattative “erano ‘rotte’ per inaffidabilità dei sindacalisti dovuta alla loro reiterata richiesta di ridiscutere il testo della clausola ‘occupazione/occupabilità‘”.

A quel punto Fiorini, dopo aver pronunciato una bestemmia (imprecazione che, secondo il tribunale, “benché in grado di offendere il sentimento religioso, non è comportamento suscettibile di intimidazione”), si avvicinò a un dirigente Basell. Spingendolo fino a fargli perdere l’equilibrio secondo Basell. Ben diversa la ricostruzione della controparte: “Lo sbilanciamento fu successivo di qualche istante al contatto”, “poco fluido, poco naturale, quasi fosse volontariamente posto in essere”. In mancanza di “un quadro univoco delle singole condotte”, il giudice D’Ancona iscrive la reazione di Fiorini “in un contesto di grande tensione sviluppatosi in seno a una trattativa sindacale, che vede le parti in posizione paritaria”. Una reazione che “opportunamente contestualizzata e riferita all’attività sindacale su un piano di parità, va notevolmente ridimensionata rispetto alla gravità ritenuta da Basell”, al punto che “rispetto al fatto commesso, il licenziamento rivela l’uso abusivo e strumentale del potere disciplinare, con chiara finalità ritorsiva”.

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