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Ultimo aggiornamento: 22:49 del 1 Febbraio 2016

Roma, il centrodestra salva il minisindaco Pd sfiduciato da Orfini. M5S: “Situazione drammatica”

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La resistenza al commissario romano del Pd Matteo Orfini, dopo il caso del circolo che aveva chiuso la sede per non ospitare un suo dibattito, passa per il VI Municipio della capitale, quello di Tor Bella Monaca. Orfini – che è anche presidente nazionale del partito – aveva chiesto di sfiduciare il minisindaco Marco Scipioni del Pd ma il partito si è spaccato e la sfiducia non è passata. Dopo ore di consiglio, baruffe e uno scontro verbale acceso tra il presidente Marco Scipioni (Pd) e i consiglieri che ne chiedevano la testa la mozione di sfiducia non è passata. Il verdetto finale è da fotofinish: dodici contro, undici a favore. A salvare Scipioni sono stati i voti del centrodestra.

Lo scontro che si è consumato al VI Municipio è tutto interno ai dem, Pd contro Pd: cinque consiglieri (già usciti dalla maggioranza) hanno firmato la mozione di sfiducia e l’hanno votata – assieme a M5S e Noi Con Salvini -, altri cinque più Scipioni assieme all’opposizione Pdl si sono schierati contro.

Il documento contro Scipioni, firmato da 10 consiglieri di maggioranza e opposizione, criticava (con molti condizionali) l’attività del minisindaco e della sua amministrazione, considerata non efficace. Pesava la posizione del commissario del Pd di Roma e del sub-commissario Gennaro Migliore, anch’egli parlamentare. Sullo sfondo, sospetti legati a Mafia Capitale. Ma i voti non sono bastati. “Nel ‘caso’ del Pd vogliamo veramente un chiarimento dai vertici del partito – ha detto Scipioni – e da Renzi, perché la linea del diktat è stata battuta”. In Consiglio municipale anche esponenti M5S, tra cui le parlamentari Paola Taverna e Carla Ruocco, che ha detto: “È il Pd che autocelebra il suo funerale”

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