Scontro al fulmicotone in più atti tra la firma de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, e il direttore de L’Unità, Erasmo D’Angelis, nel corso di Otto e Mezzo, su La7. L’argomento del dibattito, a cui prende parte anche il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, è lo scontro frontale tra Matteo Renzi e il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker. Scanzi si esprime con toni critici sull’operato del premier: “Allo stato attuale, Renzi ha avuto successo a livello europeo? No. Del suo semestre si è accorto nessuno? No. Nei vari vertici europei Renzi non c’è stato quasi mai. Ora Renzi deve dimostrare agli italiani che conta in Europa e, pur di avere un consenso elettorale, è anche disposto a scendere allo scontro frontale con Juncker, il che non mi sembra un grande risultato”. Si accendono le prime scintille e De Angelis accusa: “Il problema vero è che siete tutti difensori della vecchia Europa e dei tecnocrati europei. Renzi difende gli interessi del nostro Paese. Con lui l’Italia in Europa può andare a testa alta“. “Va così a testa alta” – replica Scanzi – “che ogni volta che si prende una decisione importante non c’è mai Renzi, neanche per portare il caffè. Non c’è mai”. “Non è vero, ma come fai il giornalista?”, insorge il direttore de L’Unità. “Io lo faccio, su di te ho molti dubbi” – controbatte la firma de Il Fatto – “Da quel che dici, del semestre europeo di Renzi si parlerà nei libri di storia”. “Renzi è disposto a fare una sola cosa: le riforme“, replica D’Angelis. “Ma quali riforme?” – chiede Scanzi – “E che c’entra l’Europa? La riforma del Senato c’entra con l’attacco a Juncker?“. “Certo che c’entra” – ribadisce il direttore de L’Unità – “Con quella riforma ti presenti in Europa a testa alta, perché l’Europa siamo noi”. “Juncker infatti è lì terrorizzato da questa riforma e dal ddl Boschi” – ironizza il giornalista de Il Fatto – “C’ha il poster in camera“. “L’Italia va a testa alta in Europa perché ha fatto i famosi compiti in classe” – continua D’Angelis – “Vedo che Sallusti e Scanzi sorridono…”. “Sorrido perché neanche l’Istituto Luce col fascismo era così ottimista ed entusiasta“, commenta la firma de Il Fatto. “Ma metti in fila tutte le riforme che ha fatto questo governo”, ribatte De Angelis. “Metto in fila anche le ferite che stai dando al povero Antonio Gramsci“, afferma Scanzi con cui D’Angelis ha un nuovo scontro. “Ma sai quanti si rivoltano vedendo te, scusa?”, dice il direttore de L’Unità. “Può anche darsi” – ribatte Scanzi – “ma io non scrivo in un giornale fondato da Gramsci. Pensa al povero Gramsci com’è finito: rappresentato da te e da Rondolino“. Il direttore de L’Unità insiste sul peso che il premier può avere in Europa: “Renzi può fare la voce grossa in Ue“. “Ma con chi fa la voce grossa?” – insorge il giornalista de Il Fatto – “La può fare davanti allo specchio o con te quando ti decide i titoli“. Lo scontro si infiamma anche nelle battute finali della trasmissione, quando Scanzi spiega i legami tra il faccendiere Flavio Carboni e il padre del ministro Boschi, definendo la vicenda “allucinante”. “La Boschi non fa leggi ad personam” – ribatte D’Angelis – “né sta coprendo nessuno, come state coprendo voi i grillini di Quarto, di Civitavecchia e di Livorno“. “Li copriamo così tanto che su Quarto c’è una vicenda scoperta da Marco Lillo de Il Fatto Quotidiano” – replica Scanzi – “Noi facciamo inchieste, voi forse fate qualcos’altro. C’è chi fa inchieste e chi fa propaganda

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