“Vogliamo costruire un innovativo sistema di selezione in vitro di molecole candidate a diventare terapia per le forme progressive di sclerosi multipla“. A dirlo è il professor Gianvito Martino, a capo dell’Unità di Neuroimmunologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano. La sclerosi multipla è una malattia neurologica che interessa il sistema nervoso centrale. Colpisce più di 3 milioni di persone nel mondo (75mila solo in Italia), esordisce tra i 20 ed i 30 anni, e colpisce di più le donne che gli uomini. “La causa della malattia è tutt’ora sconosciuta, si pensa che siano implicati sia fattori genetici che ambientali” ha detto a Ilfattoquotidiano.it il ricercatore che da anni studia questa patologia. “A causare i sintomi della malattia sono i danni a carico degli oligodendrociti che sono le uniche cellule del sistema nervoso centrale capaci di produrre la guaina mielinica, cioè quella membrana fatta di proteine e grassi che riveste e protegge le fibre nervose responsabili del funzionamento del nostro cervello: movimenti, sensibilità, equilibrio, vista, linguaggio, memoria”.

Il neuroscienziato 53enne ha diretto anche la sezione di Neuroscienze dell’istituto universitario del San Raffaele e ha ricevuto anche un riconoscimento internazionale per un progetto di Bioinformatica per la riprogrammazione di cellule staminali. “I danni che portano alla sclerosi multipla sono provocati da una risposta negativa del sistema di difesa dell’organismo, il sistema immunitario, che attacca e distrugge la mielina poiché la ‘confonde’ erroneamente per un agente estraneo e pericoloso da eliminare. I nervi ricoperti da mielina danneggiata, nel corso del tempo, soffrono a tal punto da danneggiarsi a loro volta irreversibilmente e causare i segni ed i sintomi tipici della malattia: disturbi visivi; disturbi di equilibrio, coordinazione e forza; disturbi cognitivi”.

Martino spiega che dal punto di vista clinico “la malattia è inizialmente caratterizzata da attacchi acuti che si autorisolvono. Con il passare del tempo però questi attacchi non riescono più ad autorisolversi e la malattia progredisce irreversibilmente”.

Ci sono terapie? 
Le terapie oggi a disposizione – frutto della ricerca di successo condotta negli ultimi 30-40 anni soprattutto in ambito neuro-immunologico – sono svariate e con diverse caratteristiche d’efficacia. Sono però terapie che funzionano solo nelle prime fasi di malattia. Le terapie disponibili sono efficaci solo all’inizio del manifestarsi della patologia poiché sono terapie in grado di contenere i soli danni che il sistema immunitario malfunzionante può indurre. In altre parole, sono terapie che prevengono la ricorrenza degli attacchi ma non risolvono quindi la malattia tout court poiché, anche quando funzionano, non sono in grado di riparare i danni già instauratesi sia alla mielina che ai neuroni. Non esiste quindi, ad oggi, alcunché di farmacologico in grado di rigenerare i tessuti danneggiati, ed è qui che terapie a base di cellule staminali potrebbero fare la differenza.

Qual è l’importanza delle cellule staminali?
L’Italia è stata tra i primi paesi al mondo a puntare sulle cellule staminali del cervello (neurali) per il trattamento della sclerosi multipla. Alla fine degli anni ’90 proprio al San Raffaele sono iniziati i primi studi sperimentali finalizzati a valutare l’impatto terapeutico di tali cellule in questa malattia. Ed in poco più di dieci anni, proprio grazie a questi studi pionieristici, si può oggi iniziare a considerare il trapianto delle staminali neurali come a una possibile opzione terapeutica da sperimentare. Abbiamo dimostrato che le cellule staminali del cervello – ottenute sia da tessuto nervoso fetale che da cellule della pelle riprogrammate in cellule staminali neurali – sono in grado, una volta iniettate per via sistemica, di raggiungere selettivamente le aree del cervello e del midollo spinale danneggiate dall’infiammazione indotta dal malfunzionamento del sistema immunitario, tipica di questa malattia, e di ripararle attraverso vari meccanismi terapeutici. Tale ‘plasticità terapeutica’ si basa sulla capacità delle cellule trapiantate di riparare i danni sia attraverso il rilascio di fattori solubili antiinfiammatori e neuroprotettivi sia sostituendosi fisicamente alle cellule danneggiate dalla malattia. Un risultato della ricerca italiana che si è dimostrato, con il passare degli anni, riproducibile in più modelli sperimentali di malattia ma anche esente da effetti tossici e/o collaterali. Tutto ciò ci ha permesso di pensare seriamente di poter trasferire le conoscenze di base, acquisite in laboratorio, al letto del malato e cioè di poter sperimentate negli anni a venire questa terapia nei malati con sclerosi multipla.

Ha vinto l’International Progressive MS Alliance per la riprogrammazione delle staminali in vitro. Ci spieghi il suo studio
L’acronimo del nostro progetto compone la parola “BRAVE” che in inglese significa “coraggio”. Lo abbiamo chiamato così perché siamo convinti che sia l’azione globale della Progressive MS Alliance che il nostro stesso progetto collaborativo siano iniziative e investimenti coraggiosi per dare corpo a una ricerca capace finalmente di identificare nuove terapie per la cura delle forme progressive di sclerosi multipla. E’ un progetto ambizioso ma possibile grazie al fatto che coordiniamo un team multidisciplinare ed internazionale composto da superesperti provenienti da diverse nazioni del mondo: oltre all’Italia, anche da Francia, Germania, USA e Canada. Vogliamo sostanzialmente costruire un innovativo sistema di selezione in vitro di molecole candidate a diventare terapia per le forme progressive di sclerosi multipla. Utilizzeremo strumenti bio-informatici e di biologia cellulare per identificare molecole che abbiano un ruolo neuroprotettivo e terapeutico rispetto al danno che si instaura a carico dei neuroni e possibilmente anche un ruolo rimielinizzante rispetto al danno a carico degli oligodendrociti. Intendiamo utilizzare come strumento fondamentale della nostra ricerca le cellule staminali pluripotenti indotte, cellule staminali simil-embrionali ma ricavate da tessuto adulto con le quali si possono riprodurre in vitro svariate malattie, sclerosi multipla inclusa. Per ricavarle utilizzeremo una procedura complessa ma ormai largamente utilizzata: ‘procedura’ che ha consentito al Professor Shinya Yamanaka di vincere il Premio Nobel per la medicina nel 2012. Pensiamo che l’utilizzo di queste cellule possa essere uno strumento potente perché, essendo sostanzialmente ricavate dalle cellule della pelle dei pazienti con sclerosi multipla, nel loro DNA racchiuderanno caratteristiche molto vicine a quelle della malattia reale. Di conseguenza le molecole candidate a diventare terapia, una volta testate su queste cellule, potrebbero darci un’indicazione puntuale di quanto sia possibile fare per curare la fase progressiva e tardiva di questa malattia.

Come sono i rapporti con le associazioni delle persone con sclerosi multipla?
I rapporti che intercorrono tra il nostro Istituto, il nostro laboratorio e l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla – inclusa la sua Fondazione (FIMS) – sono sempre stati più che ottimi e caratterizzati dalla sinergia che serve per raggiungere traguardi concreti. L’associazione ha sempre e fin dall’inizio sostenuto i nostri progetti relativi all’uso delle cellule staminali, garantendoci finanziamenti senza i quali la strada intrapresa sarebbe stata certamente più accidentata visto che siamo in uno Stato che ha deciso che la ricerca scientifica non è più una priorità. Questa sinergia di intenti è la strada maestra per evitare che dalla non conoscenza si arrivi alla truffa aggravata e deliberata nei confronti di quei pazienti che, perdendo dignità e speranza, diventano la preda ambita di ‘santoni’, professionisti senza scrupoli, che approfittano della loro disperata sofferenza per somministrare loro pozioni magiche a base (spesso) di ‘staminali’.

Oltre agli studi scientifici sulla sclerosi multipla, ci sono ricerche condotte da Lei su altre patologie?
Gli studi sperimentali finalizzati allo sviluppo di terapie utilizzanti cellule staminali neurali per la sclerosi multipla si sono nel tempo rivelati molto più interessanti di quanto si potesse immaginare all’inizio. Infatti, nel nostro laboratorio, abbiamo dimostrato che la terapia da noi sviluppata a base di staminali neurali, inizialmente applicata alla sclerosi multipla, proprio per le sue caratteristiche intrinseche può risultare utile anche in altre malattie del sistema nervoso in cui la componente infiammatoria è rilevante. E’ una terapia che si è rivelata funzionante dovunque ci sia, nel sistema nervoso centrale, un danno in cui compartecipa colpevolmente il sistema immunitario. Abbiamo così potuto dimostrare che il trapianto di staminali neurali può essere utile anche nei traumi spinali e nell’ictus cerebrale, due gravi patologie tutt’ora prive di cure risolutive e che affliggono migliaia di persone, giovani e meno giovani, ogni anno solo in Italia.

*Il prof. Gianvito Martino ha effettuato studi presso il Karolinska Institutet di Stoccolma e l’Università di Chicago. E’ stato anche autore di libri, tra i quali “La medicina che rigenera. Non siamo nati per invecchiare” (2009), “Identità e mutamento. La biologia in bilico” (2010) e “Il cervello gioca in difesa” (2013), vincitore della prima edizione del premio per la divulgazione scientifica dell’associazione italiana del libro.

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