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Maledetti e infami. Sono sbucati sfrecciando su due scooter con pistole in pugno e il colpo in canna. E’ il copione, il solito. Hanno fatto fuoco tra il bar Splendore e il gazebo Trianon in piazza Calenda a Forcella. A terra in una pozza di sangue è finito Maikol Giuseppe Russo, 27 anni, aspettava che il fratello finisse di lavorare. Un’inutile corsa disperata all’ospedale Loreto Mare, è morto tra le sue braccia. E’ così terminato il 2015, annus horribilis di vittime innocenti, un tributo di sangue, di una guerra che a Napoli in tanti fanno finta di non vedere.

Chi vive tra i vicoli di Forcella come del rione Sanità, lo sa bene. Il giorno di Capodanno è meglio starsene a casa, lontano da balconi e finestre. Il gruppo di fuoco si è mosso su due scooter, il secondo ha fatto da copertura al primo. Cercavano forse un esponente del clan-famiglia Giuliano, si fa il nome di Raffaele, 20enne figlio di Salvatore detto ‘ O Montone, collaboratore di giustizia e fratello dell’ex boss Luigi conosciuto come Lovigino anche lui collaboratore.

La storia è sempre maledettamente la stessa. Un lungo rosario nero di ammazzati per sbaglio. La vita in alcuni rioni di Napoli non vale nulla, niente. E uno striscione campeggia sul luogo dell’ennesimo omicidio: “Non si può morire così”. E’ toccato a Luigi Galletta poi è stata la volta di Genny Cesarano. La meglio gioventù finisce crivellata di proiettili. Napoli va disarmata. Inchieste, arresti e condanne non fermano la mattanza. Il sangue continua a grondare e i partenopei si abituano a tutto. Così fu nel corso della faida di Scampia, così è ora con i morti trucidati nella periferia del Centro storico di Napoli. Una contraddizione nella città del record di turisti e del fiorire della cultura. E’ il cuore della metropoli antica che sanguina.  Si resta spettatori inermi. Neppure più la forza di girare la faccia da un’altra parte sembra esserci. Parole, chiacchiere, comizi. Dove sono le adeguate forze di polizia promesse dal Governo? Dove sono le telecamere? Dove sono i posti fissi delle forze dell’ordine? Dove sono i controlli per mettere in sicurezza il territorio? Dove sono gli interventi di bonifica sociale? Dove sono i progetti seri d’inclusione? Dov’è l’attenzione delle cosiddette forze sane e intellettuali della città?  Perchè l’altra città bene e borghese ha abbandonato la città plebea e arretrata?

Oggi alle 7 alla chiesa dell’Annunziata ci sono stati i funerali. Dolore, lacrime, fiori e palloncini. I soliti slogan, le promesse, i cortei e la segreta indignazione: Maikol vive! Si, ma è morto ammazzato. L’appuntamento è al prossimo morto. Non è cinismo è solo guardare in faccia la realtà. Per sopravvivere, ci si abitua a tutto anche passare accanto ai cadaveri delle vittime. Città sanguinolenta, città tremenda, città di bordello a mano armata. Sempre a Forcella la notte di Natale dell’anno scorso è toccato a Giorgi Gorgadze, 26 anni, giorgiano, mentre era a casa e giocava con la sua playstation morire con un colpo di pistola. Nulla si è saputo. Chi è stato? Perché? Niente. E’ stato ucciso. Una notizia di cronaca nera dimenticata. Giustizia, a volte è  parola solo gridata. Cadono le braccia e lo scoramento è totale. Napoli non merita tutto questo. Lo dico e lo scrivo da tempo: Napoli dev’essere disarmata. Lo Stato è più forte ma lo Stato deve decidersi a fare lo Stato.

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