I funerali di Luca De Filippo sono stati una grande lezione di laicità e amore per la cultura e il teatro. L’Argentina di Roma era zeppo. Non c’era un posto libero, in sala, nei palchi, al loggione. Il tutto esaurito. Il pienone. La speranza di tutti i teatranti. Quella bara ai piedi del palco con le rose rosse e la maschera di Pulcinella, forse la stessa usata dal padre Eduardo, era l’immagine dei De Filippo. E del Teatro. Tanta gente. Vecchi attori che si sono formati alla scuola eduardiana. Scrittori. Registi. Attori nuovi che Eduardo lo hanno letto, o visto in tv. Tantissima Napoli. Con i suoi difetti e la sua, immensa cultura. Nicola Piovani che dal palco suona “Uocchie che arraggiunat”, una delle canzoni che Eduardo amava di più.

Funerali di Luca De Filippo

Con un amico ricordavamo le battute delle commedie più famose di Eduardo, quelle in cui Luca c’era. Quanto racconto del Sud e di Napoli c’è in quella apparentemente semplice battuta del Natale in casa Cupiello. Tommasino a letto, il padre, Luca Cupiello, che lo invita ad alzarsi e lui che risponde: “A zuppa si no nun me soso”. C’è l’indolenza atavica, il conflitto padre e figlio, l’impotenza disperata di un padre, l’egoismo patricida di un figlio… Insomma, ci sono mille pagine.

E quella di un’altra commedia, Gennareniello. Lui, Gennaro, il pensionato protagonista, Eduardo, che in vecchiaia si si invaghisce di una bella ragazza, amici crudeli che lo prendono in giro. E lui, Luca, di nuovo Tommasino e anche in questa commedia figlio “sbagliato”… La famiglia sta per rompersi, gli amici riducono al ruolo di macchietta il povero Gennaro, la moglie, Concetta, in una versione Pupella Maggio, ne difende la dignità offesa. I tre, padre, madre e figlio, che si abbracciano. E Luca che prende in giro il padre: “Papà, te piaceva a signurina e….”.

Un mondo. Il Teatro. Un’altra Italia. Migliore?. La risposta è sì. Basta dare una leggera occhiata alle cose dell’oggi. Alla tv. Alla politica. Alla cultura. Ai libri che hanno successo e vendono. Pensate, il Ministero ha rifiutato alla compagnia di Luca De Filippo un contributo di 100mila euro. Se andate in giro per il Sud, o anche per il Nord, troverete sagre del peperoncino, o della polenta con gli uccelli, o anche del caciocavallo podolico, oppure di inutili premi letterari o giornalistici, costati ben più di quella somma negata ad un signore che si chiamava LUCA DE FILIPPO. Benvenuti in QUESTA ITALIA.

Testo tratto dal profilo Facebook di Enrico Fierro

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