Il deputato Pd Matteo Richetti è stato assolto dall’accusa di peculato nel processo per le cosiddette spese pazze del consiglio regionale dell’Emilia Romagna. Secondo il giudice per le udienze preliminari Letizio Magliaro, che ha giudicato in rito abbreviato, “il fatto non sussiste”. Già la procura di Bologna aveva chiesto per il parlamentare modenese l’assoluzione. Assolti con la stessa formula anche gli altri ex consiglieri Pd Marco Barbieri e Anna Pariani. Assolto infine anche Roberto Sconciaforni, ex della Federazione della Sinistra- Rifondazione comunista, che oltre all’accusa di peculato rispondeva anche di quella di truffa. Il gup Magliaro nella stessa udienza ha anche accolto la richiesta di rinvio a giudizio delle pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari per altri 13 consiglieri del Partito democratico che andranno a processo nei prossimi mesi con il rito ordinario.

L’inchiesta in questione ha riguardato una quarantina di politici che tra il 2010 e il 2014 sedevano tra i banchi della assemblea legislativa. Tutti i partiti erano stati toccati dalle indagini, mentre un’altra inchiesta, che ha già portato ai nomi dei primi indagati, è ancora in corso per quanto riguarda la legislatura 2005-2010.

“Sono soddisfatto per questa sentenza e per la formula piena con cui è stata sancita la mia assoluzione”, ha detto Richetti, difeso dall’avvocato Gino Bottiglioni, poco dopo il pronunciamento del giudice. Le pm durante le indagini preliminari gli contestarono di avere chiesto rimborsi per spese non inerenti al suo mandato per circa 5mila euro. Tuttavia già nell’ultima udienza a ottobre la Procura aveva ritenuto di non avere elementi per chiedere una condanna. Richetti, che nell’estate 2014 si era candidato per le primarie da governatore, si ritirò dalla corsa una volta saputo di essere indagato

Per Marco Barbieri (9mila euro la cifra totale che gli era contestata) e Anna Pariani (7mila euro) l’accusa aveva invece chiesto un anno e quattro mesi di reclusione. Anche per loro arriva una assoluzione piena. “Barbieri per sue spese private non si è messo in tasca un euro”, ha detto l’avvocato difensore Salvatore Tesoriero. “Sono certa che si dimostrerà anche l’innocenza di chi non ha chiesto il rito abbreviato e ora dovrà andare a giudizio, perché io ho conosciuto nel gruppo Pd e in Regione solo persone oneste”, ha commentato Pariani, difesa dall’avvocato Paolo Trombetti.

A Sconciaforni, difeso dall’avvocato Luca Moser, erano state invece contestate circa 150mila euro di spese considerate non inerenti al mandato: in gran parte si trattava di consulenze che, secondo l’accusa, erano un finanziamento illecito al suo partito. Per lui la Procura aveva chiesto un anno e 10 mesi, ma il giudice lo ha assolto. “Non nascondo che sono stati mesi difficili, ma alla fine sono emerse la correttezza e la trasparenza del mio lavoro” ha detto Sconciaforni che ha “dedicato” la assoluzione a sua figlia.

“Attendiamo di leggere le motivazioni e valuteremo a quel punto l’eventuale appello”, ha detto il procuratore aggiunto Valter Giovannini. La partita della maxi inchiesta tuttavia non è ancora chiusa e anzi il 17 dicembre inizierà il processo contro gli altri consiglieri Pd appena rinviati a giudizio: Marco Monari, capogruppo all’epoca, Marco Carini, Thomas Casadei, Gabriele Ferrari, Valdimiro Fiammenghi, Roberto Garbi, Mario Mazzotti, Roberto Montanari, Rita Moriconi, Giuseppe Pagani, Roberto Piva, Luciano Vecchi e l’europarlamentare Damiano Zoffoli. Per gli altri gruppi politici che sedevano nel consiglio regionale le udienze preliminari sono in corso o devono ancora cominciare. L’unica già conclusa, con un patteggiamento, tre rinvii a giudizio e un proscioglimento, riguarda la Lega Nord.

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