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Un Nobel per la pace che fa bene alla Tunisia

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Ve l’immaginate in Italia Cgil, Confindustria, l’Ordine degli avvocati e la principale associazione per i diritti umani che si riuniscono ed elaborano un programma comune per uscire da una grave emergenza sociale, politica e istituzionale?

Questo strano quartetto, nell’estate 2013, si è formato in Tunisia: un Paese dove in cinque mesi erano stati assassinati gli esponenti politici di sinistra Choukri Belaid e Mohammad Brahmi e alle prese con un forte aumento della disoccupazione nel settore industriale.

Unione generale del lavoro, Associazione degli imprenditori, Lega tunisina per i diritti umani e Ordine degli avvocati hanno così dato vita al Quartetto per il dialogo nazionale e hanno elaborato una “road map” per uscire dalla crisi.

Con l’adesione di 21 formazioni politiche, il programma del Quartetto ha consentito la ripresa dell’azione istituzionale ed evitato uno scontro sociale che avrebbe messo in ginocchio il paese. Ha isolato ulteriormente i gruppi armati islamisti, privi di qualunque sostegno popolare.

Il Quartetto ha visto riconosciuto oggi il suo impegno attraverso il conferimento del Nobel per la pace. Un premio, quello annunciato oggi a Oslo, che vuole essere anche un incoraggiamento a un paese e a un popolo, colpiti quest’anno a più riprese dalle azioni disperate e sanguinose del terrorismo.

La situazione dei diritti umani in Tunisia non è perfetta, come abbiamo più volte ricordato in questo blog. Preoccupano le norme ampie e generiche della nuova legge antiterrorismo, la libertà d’espressione è sottoposta a restrizioni e le persone Lgbti sono soggette a discriminazione e anche ad attacchi.

Ma quella tunisina resta l’unica “storia di successo”, almeno parziale, delle cosiddette primavere arabe ed è importante che questo oggi sia stato riconosciuto.

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