Bologna, apertura della casa di Lucio Dalla "A casa di Lucio"

Godot si scusa, non può venire, ma di certo arriverà domani. Non ho il testo sottomano, quindi non metto le virgolette, perché potrei essere impreciso. Ma siamo dalle parti di Samuel Beckett. Di quel qualcuno o qualcosa che deve arrivare ma non arriva, anche se tutti lo aspettano da un po’ di tempo. Forse addirittura da sempre.

Cadono le foglie, ricrescono e rifioriscono, poi si rinsecchiscono e ricadono di nuovo. Ma Godot nulla, non arriva. Nemmeno sotto le Due Torri, dove aspettano il candidato sindaco di una fantomatica “sinistra” dai tempi in cui le Gocce caddero in piazza Re Enzo e l’allora sindaco Giorgio Guazzaloca disse che erano molto belle quasi quanto lui e la sua tagliatella al ragù al pranzo della domenica.

Il sindaco di sinistra, della gauche plurielle, quello che mette insieme gli stanchi del Pd e i fuoriusciti del Pd, gli stanchi di Sel e i fuoriusciti di Sel, i civatiani di sempre e i civatiani per caso, la Coalizione Civica e la Coalizione Sociale, i centri sociali e la “lobby gay” (l’ha detto il sindaco Merola mica io), i settantasettini e gli ex socialisti (quelli che non rubavano), gli ex verdi e gli ex grillini, i comitati di cittadini e la “società civile”, ecco quel sindaco lì non c’è, non arriva, ma arriva domani, di sicuro.

Conosco l’oramai ex assessore alla cultura del Comune, Alberto Ronchi. Ho polemizzato e scherzato con lui. Critiche a parte è stato l’unico che ad un dibattito pubblico da me organizzato sulla strage a Charlie Hebdo e sulla libertà d’espressione ha affermato davanti a 150 persone: #JesuisCharlie senza se e senza ma, mentre a fianco qualche scomunica dagli altri ospiti sarà di sicuro partita. Ecco che allora quando ho visto l’occhio di Ronchi che si è illuminato (“che fai mi cacci?”), lo shining ronchiano insomma, l’assessore cacciato dal sindaco che dice ‘fermi tutti vedrete che ora lo sistemo io’, ebbene pensavo davvero che dal cilindro, anzi dalla t-shirt molto rock, sarebbe uscito un #jesuislemairie. Invece Godot stasera non arriva, arriva domani.

Nell’attesa ci saranno molte assemblee dove i ‘compagni e le compagne’ parleranno per ore, dove chiunque dirà che chiunque altro non è di sinistra quindi non vale, dove saliranno in cattedra possibili candidati che poi “no io no perché non voglio fare il protagonista”, dove sbucherà qualcuno che dirà “ehi ragazzi ma lo sapete che qui teniamo tutti famiglia”. Insomma Godot oggi proprio non riesce, domani però arriva.

Mancano pochi mesi alle elezioni, mancano mica tanti giorni per far capire come coesisteranno sotto l’etichetta di “sinistra” sia artisti che avvocati, impiegati e insegnanti, “lobby gay” (l’ha detto Merola dimenticando forse la “lobby lesbo” e quella “trans”) e lobby della cultura (questa non l’ha detta nessuno), co.co.co. e co.co.pro., mantenuti dalle famiglie e pensionati (operai e commesse no perché non si sono mai visti). O forse ci vuole tempo, molto tempo, tanto, troppo tempo per capire che un sindaco di “sinistra” a Bologna, oggi non arriva, ma domani, sicuro, arriva.

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