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Sarah Scazzi, Ilaria Cavo rinviata a giudizio per la diffamazione del legale di Misseri

L'ex giornalista Mediaset e attuale assessore regionale in Liguria a processo per aver raccolto e mandato in onda l'accusa del contadino di Avetrana nei confronti del proprio avocato e e della criminologa Michela Bruzzone
Sarah Scazzi, Ilaria Cavo rinviata a giudizio per la diffamazione del legale di Misseri
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Inizierà il primo dicembre il processo nei confronti di Ilaria Cavo, giornalista di Mediaset e da poco nominata assessore regionale dal governatore della Liguria, Giovanni Toti, con deleghe alla Comunicazione istituzionale, politiche giovanili, scuola cultura, sport e pari opportunità accusata di diffamazione nei confronti della criminologa Roberta Bruzzone e dell’avvocato Daniele Galoppa, ex difensore di Michele Misseri, lo zio di Sarah Scazzi, uccisa e gettata in un pozzo di Avetrana il 26 agosto 2010. Il giudice, che ha rinviato a giudizio anche lo stesso Misseri per calunnia, ha accolto la richiesta del pubblico ministero Mariano Buccoliero secondo il quale il contadino di Avetrana, condannato in secondo grado a otto anni di carcere per la soppressione del cadavere della 15enne, avrebbe formulato accuse nei confronti del suo difensore e della consulente affermando di essere stato spinto a incolpare la figlia Sabrina, indagata in seguito alle sue confessioni e poi condannata all’ergastolo per omicidio insieme alla madre Cosima Serrano al termine del processo di primo e secondo grado.

Nei confronti della ex giornalista Mediaset l’accusa è invece quella di aver rilanciato le accuse dello zio di Avetrana che, da tempo, continua ad affermare di essere l’unico responsabile della morte della 15enne e di aver accusato la figlia Sabrina solo perché indotto a farlo. Ma per la neo assessore ligure, il reality horror di Avetrana ha portato diverse noie. In passato Ilaria Cavo, infatti, è stata assolta in un altro procedimento aperto dopo un servizio sul garage degli orrori di via Deledda: secondo l’accusa il materiale fotografico ottenuto in esclusiva dalla giornalista era stato “venduto” da un consulente della procura, ma il giudice rigettò la tesi scagionando gli imputati da ogni accusa.

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