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Festival di Venezia 2015, ‘Non essere cattivo’: un film volutamente un po’ antico

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Stamattina presto sono andato a correre. Sette chilometri, per poi poter andare a vedere il primo film della giornata alle 9. Il bello di correre al Lido è che se vuoi a un certo punto ti puoi spostare sulla spiaggia, che chiaramente a quest’ora è deserta. Il che non guasta mai. Mi ci voleva questa corsa, oggi più che mai. Ho finito e come sempre mi lascio un po’ di strada da percorrere camminando. Sono ancora sulla spiaggia. Ma in fondo chi me lo fa fare di andare a vedere il film delle 9? Lo vedrò a Roma. Rimango un po’ qui. Mi siedo a guardare il mare. Il sole è ancora basso e crea sull’acqua la sua scia sottile che da bambino mi sembrava una strada da percorrere a nuoto. Lo facevo tutte le sere, perché sono cresciuto dove il sole tramonta nell’acqua, non dove sorge, come qui. La guardo questa scia. Sotto i pantaloncini non ho il costume. Le mutande sono nere. Lo faccio? Non lo faccio? Ma sì, facciamoci ‘sto bagno. E nuoto, lungo la scia del sole, come quando ero bambino. Mi voglio scrollare di dosso le brutte sensazioni di ieri sera. Mi sono rovinato la serata ieri, ma è colpa mia. Mi sono fatto convincere ad andare a vedere il film di Caligari alla proiezione ufficiale in Sala Grande. Non ci vado mai, perché mi infastidiscono gli applausi gonfiati, alcune facce che non vorrei mai incrociare ma che ci sono sempre, la sensazione di non essere lì soltanto per vedere un film.

Non essere cattivo è un buon film, volutamente un po’ antico. Con degli interpreti, Alessandro Borghi e Luca Marinelli, a mio giudizio semplicemente straordinari. Ha fatto bene Valerio Mastandrea a combattere per riuscire a metterlo in piedi. Purtroppo Caligari, malato da tempo, non è riuscito a vederlo, ma a girarlo e premontarlo sì. Il suo terzo film in trentadue anni. Malgrado Amore tossico, un esordio fulminante. Forse a causa di scelte forti, un carattere non facile, un secondo film non riuscito come il primo. Non è facile rimanere se stessi fino in fondo se sei così in mezzo a queste facce: se decidi di non cedere in niente te la fanno pagare. Soprattutto quelli che ora sono qui ad applaudire il tuo film postumo ma che chissà quante volte non ti hanno neanche voluto ascoltare, soprattutto quelli che qui in questa sala stupidamente ben vestita ridono nei momenti più drammatici del film a battute che non sono comiche ma semplicemente disperate. Ridete, ridete pure. Prima o poi speriamo che questa vostra risata vi travolgerà e vi seppellirà, perché ve lo meritate.

La scia ormai si è dissolta. Il sole è troppo alto. Torno indietro. Mi sono rinfrescato abbastanza. Mi stendo sulla sabbia. Non mi va ancora di tornare in mezzo al Festival, a vedere film, a sentire gente che ti vuole raccontare la sua, a promettere appuntamenti che non riuscirò ad onorare. Concedetemi un periodo di tregua. Voglio rimanere qui a guardare il mare. Sì voglio rimanere qui. Magari a pensare ai miei figli. Magari a sognare quella mano che non riesco a stringere, che mi aiuterebbe ad alzarmi, ad andare via da questa spiaggia, a tornare in mezzo a voi, ad andare avanti.

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